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venerdì 26 marzo 2010

Spazio Giovane: Che bello ..il gruppo degli amici!

a cura di Sandra
Durante l’adolescenza il gruppo degli amici inizialmente è caratterizzato dalla presenza di persone dello stesso sesso. Maschi con Maschi, Femmine con Femmine. Tale modalità di relazione nasce dal bisogno di definire la propria identità sessuale; è come sé specchiandomi nell’altro “uguale a me” sapessi meglio chi sono. In una seconda fase il gruppo diventa misto e iniziano le prime esperienze di coppia. Nell’adolescenza i coetanei acquistano una rilevanza fondamentale: il gruppo è fonte di sicurezza e di identificazione, permette a ciascun membro di condividere i propri vissuti e le proprie esperienze, sancisce il bisogno di autonomia e di autodeterminazione rispetto alla famiglia . Benché il gruppo possa essere dominato da alcune figure con funzione di leader, in esso ogni membro sperimenta una profonda comunanza di vissuti e sentimenti.
Sappiano i genitori che per un adolescente è sano appartenere ad un gruppo di pari. Tuttavia esistono gruppi più o meno sani. La combinazione di vari elementi dà vita ad un’ entità unica, che è appunto ” il gruppo”, con i propri valori, emozioni prevalenti e comportamenti. Ciò che si fa in gruppo non lo si farebbe mai da soli, sia nel bene che nel male. Allora scegliamoci un gruppo sano che ci aiuti a superare la (anche) difficile fase dell’adolescenza, senza riportare cicatrici indelebili. Intelligenza vuole che ci si allontani dal gruppo che agisce violenza, sopraffazione, vandalismo; anche se questi comportamenti possono facilmente farci sentire grandi, importanti, forti, fidatevi è prevalentemente un modo per coprire la propria miseria interiore.

L’angolo del buonumore

a cura di Silvia e Daniele Bonanni

*Un signore entra in un bar e chiede tre birre: una per lui, una per il fratello che sta in America e una per il fratello che sta in Australia. La storia va avanti per un mese, poi un giorno entrando nel solito bar chiede due birre, allora il barista, pensando al peggio gli chiede:”… è’ venuto a mancare un fratello?” e lui:”no… ho semplicemente smesso di bere!”

*Qual è’ il colmo per un pupazzo di neve???...non capire le freddure!

*La sapete l’ultima sui cinesi???... non la sanno neanche loro, però’ loro hanno tanto riso!!!

*Qual è’ il colmo per un uccello???... essere al settimo cielo

*E adesso divertitevi con questo scioglilingua: Nel pozzo di Santa Pazzia Protettrice dei Pazzi, c’è’ una pazza che lava una pezza, arriva un pazzo con un pezzo di pizza che dice alla pazza se vuole la pizza, la pazza rifiuta, il pazzo si infuria e getta la pazza, la pezza e la pizza nel pozzo di Santa Pazzia Protettrice dei Pazzi!!!

Storia della parrocchia, storia del nostro quartiere

dagli archivi della parrocchia

Nella ridente e panoramica località di IV Miglio Appio, nella periferia a sud-est di Roma, verso i Colli Albani, non lungi dall'Appia Antica, la "regina viarum", è sorta, in questi ultimi mesi, quasi per incanto, la Parrocchia, dedicata al caro giovinetto romano, "San Tarcisio Martire". A questa notizia apparsa nel Bollettino Parrocchiale del 13 giugno 1939, fecero eco molti giornali. La storia poi continua, e un lungo elenco di iniziative tende a rendere la vita degli abitanti, piccoli e grandi, sempre più umana. Viene aperto un asilo infantile, si dona minestra e frutta, si costruiscono ponticelli e passerelle, si sta vicino a tutti durante la guerra che porta con sé episodi tragici e disperati.... E' necessario poi incontrarsi per risollevarsi da tale flagello. Nell'immediato dopoguerra, il Comitato di Borgata costituito sotto la direzione del Parroco, si occupa degli innumerevoli bisogni della "zona periferica Appia, che comprende un territorio vastissimo, da via dell'Almone alle Capannelle di Marino, racchiudendo in sé le Borgate di IV Miglio, Statuario, Capannelle, Tor di Mezza Via, Acquasanta, Tor Fiscale e Cecilia Metella, tutte facente parte della Parrocchia di S. Tarcisio". Occorrono le scuole, bisogna migliorare le strade, si organizzano colonie estive, cucine popolari, i mezzi di trasporto pubblico e le comunicazioni telefoniche, viene installata una fontanella pubblica in via Annia Regilla, si prepara il campo sportivo, prende forma l'Oratorio...".

L’Editoriale: “Risurrezione…”

a cura di Don Domenico

La Risurrezione è il fine primario della venuta di Gesù sulla terra, perché egli è venuto per salvarci, e quindi per liberarci dal peccato e dalla morte. Per liberarci dal peccato e dalla morte doveva però espiare il peccato e con la vita doveva distruggere la morte. E non solo Gesù ha detto di essere la resurrezione e la vita, ma ha avuto il potere di far risorgere anche noi uomini. Gesù con la sua risurrezione ci ha ridato però anzitutto la risurrezione dal peccato: col perdono la nostra anima, morta per il peccato, risorge a vita nuova e noi diventiamo così una nuova creatura, tempio di Dio. Il Signore ha redento tutto l’uomo, il quale risorge nell’anima col perdono, nel corpo con la resurrezione. Quella risurrezione allora può avvenire anche oggi per il tuo cuore, dove c’è una pietra sepolcrale, perché una volta risorto ti incammini di nuovo nella tua vocazione. Il Padre Celeste ha mandato suo Figlio perché ci chiamasse dal sepolcro delle nostre debolezze e fragilità. «Vi darò un cuore nuovo, vi farò uscire… e vi condurrò nella Terra Promessa», nel territorio di Israele. Qual è la terra promessa? È la pace del Signore. È questa la terra dove riposano i buoni figli di Dio, i veri cristiani, quelli che risorgono nella vita divina.
Ma qual è l’espressione più autentica della Pasqua? In che modo si può annunciare la Pasqua? La testimonianza dell’avvenuta resurrezione è la vita di Dio in noi. La testimonianza della vita di Dio in noi sono le opere buone, che sono le opere della vita di Dio, della vita del Risorto, quelle opere buone che prima non avevamo la forza di fare. Noi dimostriamo di essere risorti in Cristo mettendoci più buona volontà, più forza a fare le opere buone. Nel nostro intimo, la testimonianza del Risorto è far risorgere la vita divina in noi lasciando il peccato; al di fuori di noi, la testimonianza della vita divina avviene invece mediante le opere buone. L’opera buona più santa è però quella di volerci bene gli uni gli altri. L’unico comando del Risorto è: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato». Senza la vita del Risorto non possiamo avere la vita in noi, non possiamo fare le opere buone. Le opere buone poi si concretizzano nella carità fraterna. L’amore fraterno poi mette in comunione le persone tra loro in modo da formare la comunità. Una vera Pasqua non è altro che la resurrezione della famiglia e di ogni comunità. La pienezza della Pasqua si vive quindi soltanto con la resurrezione della comunità e della famiglia. Se non c’è questa resurrezione non c’è vera, piena Pasqua, perché la Pasqua dona la vita, ma non c’è la pienezza di vita se non quando ci si dona reciprocamente il bene. La comunità è il luogo dove ci si dona reciprocamente la vita mediante le opere buone. Per arrivare a questo tre sono le tappe: il pentimento, il perdono e la pace. Se non porti la pace nella comunità è segno che non hai ricevuto il pieno perdono delle tue debolezze, perché non sei davvero pentito, ancora non ti sei convertito. Pentimento, perdono e pace sono tre parole, ma una sola realtà. La testimonianza sbagliata non si restringe poi solo alla comunità dove si vive senza carità fraterna, ma viene riflessa anche al di fuori, nel posto di lavoro, negli ambiti in cui si vive in comunità! Testimoniamo la nostra resurrezione specialmente là dove viviamo insieme con gli altri. Riceveremo così la pienezza dei doni del Risorto, la pace dentro e intorno a noi.

Comunità Gesù Risorto: la preghiera, la via che porta al Signore

a cura di Maurizia

Viviamo tempi difficili, tempi in cui mancano riferimenti sicuri per rispondere alle domande che si presentano continuamente ad ogni uomo: chi sono? Che senso ha la mia vita? Come posso essere me stesso? Dove sta andando l’umanità? Come posso essere di aiuto per portare il mio contribuito alla pace, al progresso, alla lotta contro il male presente in questi tempi così precari, travagliati, caotici? La risposta a queste domande è Gesù Cristo che ha molto da dire a tutti gli uomini di tutti i tempi e ha molto da dire a ciascuno di noi oggi. Il primo luogo privilegiato per questo incontro personale è la preghiera. Quando ciascuno di noi spegne tutte le distrazioni che lo circondano, fa deserto attorno a sè, rientra in se stesso, apre il cuore e la mente alla fonte della vita, fa l’esperienza autentica della preghiera del cuore. Fa l’esperienza vera e profonda della comunione con Dio, ne riconosce la misericordia, scopre che pur nella propria povertà e indegnità è prezioso agli occhi del Padre e come figlio unico è amato e atteso da sempre. Nella preghiera, quanto più l’anima orante depone le sue ragioni, si spoglia delle sue certezze, riduce il suo io, tanto più permette allo Spirito Santo di operare in lei e di compiere le meraviglie che Gesù ha promesso a tutti noi: “Chi crede in me compirà le opere che io compio, ne farà di più grandi perché io vado al Padre” (Gv 14,12). Sì, perché il Signore, pur essendo Dio Onnipotente, ha scelto di compiere le sue meraviglie non da solo, ma con noi e per mezzo di noi. Ci fa strumenti di salvezza per noi e per i fratelli che abbiamo accanto. È questo il senso ultimo di ciò che andiamo a compiere ogni martedì, nel nostro incontro di preghiera, in Chiesa, davanti all’altare, dove Gesù è spezzato e offerto a tutti noi. È attraverso la preghiera che ciascuno di noi fa l’esperienza intima e comunitaria della presenza di Gesù in mezzo a noi: “Quando due o più persone sono riunite nel mio nome Io sono in mezzo a loro” (Mt 28). In questa lode la nostra vita si trasforma, lo Spirito ci purifica, ci suscita l’anelito a Dio, ci porta a vivere la docilità di Maria, per accogliere Gesù nella nostra vita. Scopriamo di non essere soli; la lode s’innalza a Dio Padre nel nome di Gesù che, insieme a Maria, è maestro di preghiera. Attraverso lo Spirito Santo invocato, l’amore di Dio Padre si manifesta in ciascun figlio con segni tangibili di gioia, pace, consolazione… Lo Spirito di Dio ci illumina, ci istruisce, ci rimette nella giusta relazione con la totalità del suo progetto, ci dà forza oltre le nostre umane forze. Nella lode lo Spirito Santo ci fa uscire dalle nostre tenebre per entrare nella luce della verità. Dal Cenacolo, la preghiera via via si estende a tutta la nostra vita fino a divenire noi stessi lode a Dio. Tutto è offerto a Colui che proclamiamo Signore della nostra vita. La preghiera, oltre che l’espressione dell’anelito a Dio, è atto di amore verso i fratelli; è Gesù che ci insegna a pregare il Padre per i bisogni di chi è malato nel corpo e nello spirito, di chi è povero di ogni tipo di povertà. Gesù attraverso il suo popolo orante vuole dimostrare agli smarriti di cuore, agli affaticati. agli afflitti, che Cristo risorto è vivo e abita nel cuore di ciascuno di noi e attraverso la Chiesa continua ad operare per la salvezza di ciascuno in un rapporto personale unico e irripetibile. La nostra vocazione consiste, dunque, nel far riscoprire ai fratelli cosiddetti lontani e ai battezzati la preghiera di lode che ci innalza fino alla confidenza con Dio e ci porta a scoprire la gioia di essere suoi figli. Questo cenacolo di preghiera che si riunisce tutti i martedì in Chiesa alle ore 19.00 dopo aver partecipato alla Santa Eucarestia, si chiama Comunità Gesù Risorto ed è l’espansione della stessa comunità nata a Roma nel 1987. È presente in numerose parrocchie romane e nelle altre città italiane e all’estero; nella nostra parrocchia è presente dal 1994. Accoglie persone di tutte le età e provenienze che sono alla ricerca di Dio, desiderose di convertirsi e rinnovarsi nello spirito e, dopo aver incontrato profondamente il Signore, si mettono a servizio della comunità o si orientano verso altre vie di impegno e apostolato nella Chiesa e quindi nella stessa parrocchia.La comunità che già nel suo nome – Comunità Gesù Risorto – porta l’annuncio della presenza di Cristo Risorto in mezzo al suo popolo, il 15 marzo del 1996 ha avuto il riconoscimento ufficiale della Chiesa nella persona del Cardinale Camillo Ruini, all’epoca Vicario Generale di Sua Santità e presidente della C.E.I. Essa appartiene al Rinnovamento Carismatico Cattolico, nato negli Stati Uniti nel 1967 in ambiente universitario e rapidamente esteso in tutto il mondo. Questa realtà della chiesa nasce nel clima post-conciliare in risposta alla preghiera di papa Giovanni XXIII affinché lo Spirito Santo agisse nella Chiesa con la stessa potenza con cui fu presente nella prima comunità cristiana. L’esperienza centrale, infatti, è l’apertura allo Spirito Santo nel proprio cuore e nella propria vita. Nel corso degli anni questo movimento di preghiera è cresciuto e ha portato frutti alla chiesa; lo possiamo descrivere come un grande albero il cui tronco è il Rinnovamento Carismatico Cattolico, le cui radici sono lo Spirito Santo e i rami i vari gruppi carismatici: Comunità Maria, Rinnovamento nello Spirito, Gesù ama, Gesù Risorto. Rami diversi di un unico albero, espressioni diverse di un’unica spiritualità, così come già nella Chiesa si sono sviluppati i vari ordini religiosi: francescani, passionisti, salesiani, carmelitani. Ognuno con una propria specifica spiritualità. Oltre la preghiera in parrocchia, abbiamo l’incontro settimanale diocesano, nella chiesa di Don Bosco. Periodicamente vengono svolti ritiri di preghiera con insegnamenti e approfondimenti sulle varie tematiche comunitarie e spirituali. Un’esperienza particolarmente intensa viene fatta da coloro che partecipano al seminario di effusione dello Spirito, o Battesimo nello Spirito. Questa esperienza di grazia è vissuta dai fratelli che ricevono una particolare preghiera di invocazione allo Spirito Santo da fratelli anziani che hanno un mandato speciale. Con l’effusione dello Spirito il Signore manifesta i doni dello Spirito Santo che tutti i battezzati hanno già ricevuto nel sacramento del battesimo. Questi doni in gran parte sono rimasti in ciascuno di noi come talenti nascosti, sepolti dalla nostra umanità, dal nostro modo umano di pensare e agire. Con l’effusione dello Spirito il Signore ci fa fare un salto di qualità nella fede, pone nel nostro cuore un seme che crescerà all’infinito. L’uomo nuovo che nasce in questa esperienza continua il suo percorso di fede con la meditazione della lettura biblica che lo Spirito Santo ispira nella preghiera comune, fino a maturare una revisione di vita.
I nostri incontri di preghiera sono aperti a tutti coloro che desiderano fermarsi e stare davanti al Signore per conoscerlo e adorarlo. Vi aspettiamo il martedì alle ore 19.00 in chiesa.

Crisi globale: responsabilità di pochi, conseguenze per tutti (ultima parte)

a cura di Giuseppe

Abbiamo visto come la crisi sia stata causata dalle banche americane che hanno concesso mutui facili, e ricavato profitti con il ricorso alle “Banche d’affari” che mettono sul mercato prodotti finanziari spregiudicati che mascherano il rischio legato alle quote dei mutui. Mano a mano che le famiglie incontrano difficoltà a pagare, i prodotti finanziari non hanno più, al loro interno, mutui (quindi contante) ma solo case invendute. Gli investitori, il mercato, non vogliono e non possono più comprare questi prodotti per i quali si erano a loro volta indebitati. La situazione peggiora: gli investitori hanno in mano titoli che nessuno vuole. Cercano, allora, di rivendere i singoli mutui, ma neanche questi nessuno vuole perché sono case invendibili. Tutto il mercato finanziario è congelato, le banche falliscono e la situazione peggiora … tutti finiscono in bancarotta ma non è tutto: molti di coloro che avevano comprato titoli sono fondi pensioni degli americani. In pratica, il TFR degli operai americani è andato in fumo! Si inizia perciò a comprendere come la crisi sia un circolo vizioso. Le banche non potendo vendere titoli e avendo degli impegni finanziari da mantenere decidono di non concedono più prestiti a nessuno neanche fra di loro. Non danno credito alle imprese che falliscono e licenziano. La crisi, prima solo finanziaria, si trasferisce all’economia reale (imprese e industrie). Meno lavoratori, meno reddito, meno acquisti, meno imprese, ecc. Come si sta risolvendo il disastro creato da questi sciacalli della finanza? Tutti gli Stati stanno facendo ricorso alle loro casse, al debito pubblico, quindi alla ricchezza delle collettività, per salvare il salvabile. Alcune riflessioni e provocazioni: È giusto che il conto di tale disastro sia pagato dai cittadini? È giusto che la maggioranza della Comunità ripiani il conto salato causato da una minoranza di avidi, ricchi, egoisti, imbroglioni, bugiardi, ladri? È giusto che gli autori di tale “truffa” finanziaria legalizzata alla fine escano impuniti con il benestare delle principali Autorità Governative e di Controllo? È giusto che gli amministratori di queste note banche d’Affari e Commerciali, dopo aver causato un tale dissesto mondiale, semplicemente si dimettano dalle loro cariche e se ne escano con liquidazioni di milioni di dollari? È giusto che all’interno delle più alte cariche governative e degli organi di controllo siedano personaggi provenienti da queste famigerate banche d’Affari? Sembra utile soffermarci sulle parole del Pontefice nella enciclica “Caritas in Veritate”: “la crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammi¬no, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente”