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lunedì 9 novembre 2009

Spazio Giovane: Noi timidi che ci sentiamo gli occhi del mondo addosso.

a cura di Sandra

L’etimologia della parola timidezza ci dà delle informazioni sul significato relazionale di questo termine; deriva infatti dal latino “timere”, temere. La persona timida teme il giudizio negativo dell’altro. La domanda nasce spontanea: si nasce o si diventa timidi? Risposta: si nasce e si diventa timidi. Sappiamo infatti che l’individuo viene al mondo con un suo “carattere” dato da madre natura; per esempio, potrà tendere maggiormente all’introversione oppure all’estroversione. Mettiamo il caso di un bambino con una tendenza innata alla cautela, alla riservatezza, che incontra un ambiente familiare caratterizzato da modalità educative ipercritiche, svalutanti.
Possiamo prevedere che non riuscirà a sviluppare quel sufficiente grado di sicurezza, nelle proprie abilità, indispensabile per tollerare le frustrazioni che nella vita inevitabilmente incontrerà.
Appare chiaro come la timidezza sia una modalità comportamentale che si autorinforza. Spesso infatti, se ci diciamo che “non ce la faremo”, questa profezia si autoavvererà. Come uscire da questo circolo vizioso? Formula magica: ripetiamo dentro di noi che nessuno è per¬fetto (tanto meno noi), che tutti sbagliano, e che il giudizio critico più feroce siamo noi stessi a darcelo. Quindi, se diventiamo meno severi con noi stessi, dandoci il permesso di sperimentare, uscendo dall’”angoletto”, gradualmente svilupperemo la consapevolezza che andiamo bene così come siamo e che la vita va vissuta e non guardata dal balcone.

1 commento:

  1. la vita va vissuta e non guardata dal balcone...un vero stile di vita. Grazie Sandra!

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