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sabato 7 novembre 2009

Crocifisso: questo sconosciuto!

Mi suscita sempre grande stupore – per non dire seria preoccupazione – sentir parlare tutti e a tutti i livelli di crocifisso SI, crocifisso NO accampando semplici giustificazioni tradizionalistiche e simboliche.
C’è chi dice che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dovrebbe occuparsi di problemi più seri come la lotta alla droga ed all’immigrazione clandestina non sapendo, invece, che tale Corte non ha niente a che vedere con l’Unione Europea. La Corte (emanazione del Consiglio d’Europa di
cui fanno parte 47 Paesi e la Santa Sede ne è osservatore) può solo occuparsi di ricorsi da parte degli Stati membri e dei loro cittadini per presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo.
C’è chi definisce il crocifisso un “simbolo inoffensivo”, come dire: lasciatelo là, guardate altrove, non fa male a nessuno!
Per non parlare poi degli “esperti” del momento: privi di morale ed etica cristiana ma pronti a tirar fuori la spada della Crociata per poi tornare a idolatrare il dio denaro o a dedicarsi a riti pagani del dio Po ed a matrimoni celtici.
La verità è che non esiste nessuna legge (così come si definisce giuridicamente) che da valore al crocifisso. Se ne parla solo nei regolamenti ministeriali relativi agli “arredi scolastici” alla stregua di banchi, sedie, lavagne, cattedre, ecc.
Gesù Cristo non è né “simbolo di una tradizione” né, tantomeno, semplice “simbolo della civiltà ebraico-cristiana”.
Gesù Cristo è un FATTO STORICO, una PERSONA REALE, uccisa e torturata in malo modo pur avendo la possibilità di salvarsi.
È uno “scandalo” sia per chi crede nella Resurrezione e sia per chi si limita al dato storico della crocifissione.
Gesù Cristo è sì un “simbolo” ma di sofferenza e di speranza, di libertà e di umanità; soprattutto, è un “simbolo” di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare…”) e di gratuità (“Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”).
In una società come la nostra, dove tutto è in vendita – compresi affetti e sentimenti – dove gli interessi individuali ed egoisti sono la regola, Cristo è lo “scandalo”.
Per ebrei e musulmani, Gesù è uno dei grandi profeti: perché dovrebbero sentirsi offesi?
Tornano, quindi, attuali che parole di Natalia Ginzburg, atea, scrittrice, giornalista, deputata del PCI scritte – pensate – il 22 marzo 1988 su “L’Unità”: “il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. … Sono duemila anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo Cristo". O vogliamo forse smettere di dire così? … Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. … Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la SOLIDARIETÀ FRA GLI UOMINI. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto "ama il prossimo come te stesso". Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste semplici parole? Sono l’esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile, e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto. Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder quel piccolo segno appeso, e tante volte ci sembra non altro che una parte del muro. Ma se ci viene di pensare che a dirle sia stato Cristo, ci dispiace troppo che debba sparire dal muro quel piccolo segno. … Cristo ha scacciato i mercanti dal Tempio. Se fosse qui oggi non farebbe che scacciare mercanti. Per i veri cattolici, deve essere arduo e doloroso muoversi nel cattolicesimo quale è oggi. … Il crocifisso fa parte della storia del mondo. I modi di guardarlo e non guardarlo sono, come abbiamo detto, molti. Oltre ai credenti e non credenti, ai cattolici falsi e veri, esistono anche quelli che credono qualche volta sì e qualche volta no. Essi sanno bene una cosa sola, che il credere, e il non credere vanno e vengono come le onde del mare. Hanno le idee, in genere, piuttosto confuse e incerte. Soffrono di cose di cui nessuno soffre. Amano magari il crocifisso e non sanno perché. Amano vederlo sulla parete. Certe volte non credono a nulla. È tolleranza consentire a ognuno di costruire intorno a un crocifisso i più incerti e contrastanti pensieri”.
Questo è stato scritto 20 anni fa da una non credente. Basterebbe raccontarlo a tanti genitori, insegnanti, ragazzi e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia – si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso.
Quanti di noi oggi sono riusciti a farlo? Passateparola

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