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martedì 13 luglio 2010

Per ricordare un ragazzo dell’oratorio….

a cura di Nando Pede

Quarto Miglio, 6 giugno 1985: per una fatale coincidenza, Massimiliano Angelini, un ragazzo del nostro oratorio, veniva ferito con un colpo d’arma da fuoco, mentre chiacchierava in strada con i suoi amici.
Sarebbe morto dopo 33 giorni di straziante agonia.
Venerdì 9 luglio 2010, a 25 anni dalla sua scomparsa, la squadra di calcio di Massimiliano si è ritrovata per ricordarlo. Abbiamo ritrovato un vecchio articolo di giornale in cui i ragazzi di allora raccontano questa triste vicenda.



venerdì 9 luglio 2010

Spettacolo di fine anno pastorale




Il 6 giugno, nel Teatro parrocchiale, si è svolto lo
spettacolo musicale di fine anno pastorale, che ha
visto la partecipazione di un po’ tutte le componenti
della parrocchia: dai bambini del catechismo, ai
ragazzi dell’oratorio e del dopo-cresima, fino agli
adulti, animatori parrocchiali, genitori, preti e suore!
La manifestazione si è aperta in oratorio con la
benedizione della sala dedicata alla piccola Elisa
Natali, scomparsa prematuramente lo scorso anno

Festa di San Tarcisio 2010


Anche quest’anno, come di consueto, si sono svolti i festeggiamenti in onore del nostro patrono San Tarcisio Martire (dal 13 al 20 giugno 2010). Come sottolineava il nostro vescovo, Mons. Giuseppe Marciante, nel corso della sua omelia per la Messa celebrata a conclusione della festa, questo momento deve essere (nelle manifestazioni religiose come in quelle mondane), sempre più occasione di condivisione fraterna e di vera manifestazione della nostra gioia di essere cristiani.

La parola ai più piccoli: il gruppo dei Ministranti

a cura di Livia Frezza

Mi chiamo Livia e faccio la ministrante. Mi piace partecipare alle attività di questo gruppo perché mi insegnano tante cose e perché mi diverto. Ci sono anche altri ministranti che si chiamano Jacopo, Francesco, Valerio, Francesco, Emanuele, Daniele, Francesco, Matteo e Marcantonio. Mi piace così tanto fare la ministrante che dicono che sono la più brava. Ho cominciato perché mio fratello aveva già iniziato a fare il ministrante da più piccolo; così l’ho chiesto ai miei genitori e loro hanno risposto di sì.
A quel punto mio fratello non voleva fare più il ministrante e così io ho preso il suo posto. La cosa che mi piace fare di più è usare la navicella, che è un contenitore d’incenso. Mi piace perché mi muovo molto e mi piace anche l’odore. E’ ormai un anno che faccio la ministrante e ho conosciuto molte persone: Giovanna è una animatrice molto simpatica, dolce, qualche volta si arrabbia (ma non con me); Gianluca è un altro animatore è simpatico, allegro e ci aiuta sull’altare; Davide, un ministrante grande che ci aiuta; Don Damiano è un prete che serve la messa e noi lo aiutiamo: è un po’ severo ma è anche molto simpatico. Ogni fine anno pastorale si fa una cena, vengono molti preti e tutti i ministranti, si mangia alla brace e si gioca nell’oratorio. Venite a fare i ministranti e vedrete che imparerete molte cose su Dio e Gesù e vi divertirete moltissimo!

Spazio Giovane: Oddio, cosa ne stiamo facendo della musica? (seconda parte)

a cura di don Domenico

Nel numero precedente abbiamo parlato del rapporto tra musica rock e ribellione partire dalle origini…bisogna dire però che il vero salto di qualità si ebbe all’inizio degli anni ’80. Cosa era successo? Non si trattava più di semplice spirito di ribellione, ma era l’esaltazione vera, esplicita delle droghe, del sesso violento, degli stupri, della violenza, del suicidio, con canzoni direttamente blasfeme, con insulti diretti a Cri¬sto! Non era più un gioco: Marilyn Manson è “sacerdote” di una chiesa satanica (esente da tasse negli USA!), Trent Reznor dei Nine Inch Nails si fa promotore delle sue idee tra altri musicisti, i nomi dei gruppi sono espliciti (Deicide, Satanic Surfers, Love 666), le canzoni irridono Dio in modo terribilmente blasfemo (i Current 93 sono i più “esperti” in questo). Si tratta di una frangia estrema, certamente, non tutto il rock è così, anche se la blasfemia è diventata ormai merce corrente, visto che anche un gruppo apparentemente tranquillo come i Chumbawamba si divertono a inse¬rire un’Ave Maria al contrario in una loro canzone, visto che persino il sindacato dei calciatori (scu¬sate l’ignoranza, ne ignoravo addirittura l’esistenza) sostiene (notizia del 24 maggio) che non si può punire la bestemmia in campo perché rientrerebbe nella libertà di espressione!
Pericolosi? Sì e no. Come le boccette di veleno, pericolosissime, ma c’è scritto sull’etichetta di che si tratta, tocca a te starci attento. Il discorso col genere gothic si fa un po’ diverso, invece. Prima di tutto una precisazione: ci sono almeno due gothic, il gothic rock, che raggiunse l’apice negli anni ’80, che descrive più un movimento estetico, fatto di spilloni, vestiti color nero, facce depresse… Tra i suoi padri troviamo i Siouxsie & the Banshees, i Bauhaus e i Joy Division. L’influenza che ha avuto nel rock è stata enorme, come l’influenza “estetica” che ha avuto tra i giovani. Il cantante dei Joy Division si suicidò, giovanissimo, e questo lo ha reso un mito e un esempio. Altra cosa è il go¬thic metal. Prende spunto da tematiche romantico-decadenti ispirate all’immaginario e alle atmosfere gotiche. Si basa su melodie di tastiera malinconiche e ripetute, e da riff di chitarra al¬trettanto melodici e oppressivi, che contribuiscono a creare un’atmosfera poetica, decadente e spesso elegante, caratteristiche enfatizzate qualche volta anche dalla soave voce femminile (a volte lirica) a cui di frequente viene aggiunta la controparte maschile. I testi si incentrano spesso sul binomio amore-morte e sulle sofferenze esistenziali. Tematiche ricorrenti sono poi quelle di stampo mitologico e fantasy; alcuni gruppi, come ad esempio i norvegesi Theatre of Tragedy, si sono cimentati in liriche scritte, addirittura, in inglese antico. Dalla metà degli anni novanta in poi il genere divenne molto florido con miriadi di band: Gathering, Tristania… Oggi il gothic è uno dei generi metal più diffusi e famosi, che tende a includere gruppi che ne condividono le tematiche, ma con una certa libertà stilistica: tra questi i famosi Nightwish e gli Evanescence. Fra le varianti vi è quella finlandese, basata su tematiche pessimiste e deprimenti. Il sottogenere viene definito suicide metal: i più famosi sono i Sentenced.Perché è pericoloso il gothic? Perché non è blasfemo, non si tinge di satanismo e fa appello a con¬cetti “romantici” che fanno grande presa sugli adolescenti e sui giovani, affascinandoli potente¬mente; perché offrono una mitologia fiabesca di ispirazione pagana, nordica, che facilmente li apre a generi più direttamente satanici, dalle sonorità simili e dal look simile; perché diffondono religioni di tipo animistico come le Wicca, le nuove “streghe”, ragazze che si ritrovano nei boschi a ballare intorno agli alberi; perché chi ne resta affascinato, se ne appassiona anche per le letture, i fumetti… diventandone un vero fautore.
Tutto demoniaco nel rock? Assolutamente no. Ci sono artisti e gruppi che fanno del buon sano rock, c’è la musica soul che vanta dei veri credenti (in genere di confessione battista), come l’ormai reve¬rendo Al Green, il buon Aaron Neville, oppure nel country il da poco defunto Johnny Cash, e nel rock tanti onesti artigiani. C’è anche un tentativo, per lo più anglosassone, di creare un rock compa¬tibile con la fede, da vendere insieme al resto, un po’ come nei supermercati si trova carne nostrana e carne secondo il rito ebraico e musulmano. L'iniziatore del christian rock (rock cristiano) fu Larry Norman, un musicista molto popolare negli anni ‘70 con il brano Why Should The Devil Have All The Good Music (perché il diavolo dovrebbe avere tutta la buona musica?). Il genere di¬venne particolarmente popolare negli Stati Uniti. Sin dagli anni ottanta hanno raggiunto un discreto successo cantanti come Amy Grant e, in Gran Bretagna, Cliff Richard. Dagli anni novanta molte band hanno cercato di evitare di essere etichettate come christian rock, preferendo essere viste come gruppi rock i cui membri erano anche cristiani, come i P.O.D e i Collective Soul. Notizie su di loro si possono trovare in internet, per esempio su www.christianrock.net. I P.O.D. hanno venduto più di 10 milioni di dischi, di cui quasi la metà nei soli Stati Uniti. Insieme ad altre band, queste “cattivis¬sime”, come i già citati Korn, Limp Bizkit, Linkin’ Park e Slipknot, hanno contribuito al suc¬cesso del genere nu metal. Il nome della band è acronimo di "Payable On Death", espressione che indica un particolare tipo di conto corrente, i cui fondi sono donati in beneficenza in caso di morte del suo titolare. In realtà hanno scelto questa sigla più che altro per un motivo religioso: in¬fatti l'espressione "Payable On Death" si riferisce anche alla crocifissione di Gesù Cristo, che ha pa¬gato per i peccati degli uomini. Il singolo Truly Amazing è stato la colonna sonora del film La Pas¬sione Di Cristo di Mel Gibson. (continua)

Storia della parrocchia, storia del nostro quartiere

dagli archivi della parrocchia

Riprendiamo in questo numero la storia della nascita della nostra parrocchia e del nostro quartiere. La chiesa di San Tarcisio Martire fu aperta al culto il 13 giugno 1939 e la nascente parrocchia fu affidata alle cure dei Frati Minori della Provincia Veneta, su impulso dell’allora ministro generale P.Leonardo Bello, cui è dedicata la piazza principale del nostro quartiere. Primo parroco fu Padre Ezechiele De Rossi, che si dedicò con totale dedizione sia alla cura spirituale che materiale dei suoi parrocchiani, data la povertà di quegli anni. Il dopoguerra è il momento della rinascita, anche per la borgata di IV Miglio e nel 1951 così viene descritta la trasformazione in atto: "La nostra zona va di giorno in giorno crescendo di case e di popolazione. L'edilizia è in pieno sviluppo. Gli orti e i prati scompaiono per dare luogo a palazzine. Si vedono qua e là nuove strade con lavori di sistemazione in corso, fogne, luce ecc. Si aprono quasi di continuo botteghe, bar, aziende di questo o quel genere di lavoro. Tutto è in movimento. Anche i servizi pubblici: tram, autobus, posta, scuola, mercato ecc. vedono aumentare ogni giorno di più il personale onde andare incontro ai crescenti bisogni dei sempre più numerosi cittadini. Il continuo andirivieni di gente con auto, camion, e altri mezzi privati e pubblici, per commerciare, lavorare... dice chiaramente che in zona vi è un fermento di vita.
Quarto Miglio si incammina a diventare un quartiere di Roma, un vero e grande quartiere residenziale".
Nel 1952 il Parroco scrive nel Bollettino: "La Parrocchia, che contava, fino a qualche anno fa, qualche migliaio di persone, oggi vede il suo numero più che quintuplicato, ed è in continuo aumento.
Gente venuta qui da ogni parte, delle più disparate professioni, arti, mestieri, abitudini, uniti alla comune necessità di vivere, dimora nel territorio che va dall'Acquedotto Claudio ai Pini dell'Appia Antica".
"A suo modo sorge San Tarcisio con molti problemi e molte necessità": sotto questo titolo un giornale del tempo (Il Popolo 21.8.52), descriveva la fretta con cui si sviluppava il quartiere. La scelta del luogo era giustificata dagli affitti accessibili e dalla vicinanza alla città.
Gli anni ’50 vedono finalmente il nascere delle scuole: le prime scuole elementari sorgono in via Galloro, nel dopoguerra. Già ai primi di ottobre 1944 il Parroco espone, con lettera al Sindaco di Roma, la necessità dell'apertura della scuola a IV Miglio.. Il ventisette maggio 1950 giunge la notizia che il Comune ha stanziato cinquanta milioni per le scuole elementari, che a settembre dell'anno dopo sono ancora nei desideri della popolazione, come apprendiamo da un articolo apparso sul "Quotidiano" il giorno 16. Finalmente il 14 marzo 1953 si pone la prima pietra per la scuola elementare, che sorgerà all'angolo fra la via e il vicolo S. Tarcisio. E' inaugurata sabato 16 gennaio 1954 tra le Personalità dell’epoca. Ricordiamo che il 31 ottobre 1960, dopo tanto lavoro diplomatico di P. Nicolò, del Parroco, sono benedette le aule della Scuola Commerciale, sita in via Servilio Quarto. Il 1 gennaio 1951 ha inizio il servizio dell'autobus (S. Giovanni - S. Tarcisio - Statuario) gestito dalla società parastatale S.T.E.F.E.R. Alleggerirà le corse del tram di Capannelle, che percorre il tragitto Capannelle - Stazione Termini. Le fermate sono davanti al negozio alimentare Nicolini, Appia Pignatelli e Statuario. Il 18 febbraio il percorso dell'autobus è prolungato fino a P.zza Vittorio…..

Anno sacerdotale: anno di grazia e riflessione

a cura di Giuseppe
Lo scorso 11 giugno c.a., con una Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre ha solennemente concluso l’anno sacerdotale (dal 19 giugno 2009 al 19 giugno 2010). Fu indetto ufficialmente il 16 marzo 2009, in occasione dei 150 anni dalla morte di San Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo che ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore. Ma “il sacerdozio di Cristo comporta la sofferenza” (Benedetto XVI, Solennità SS Corpo e Sangue di Cristo, 3/6/10) e mai come quest’anno la Chiesa è stata ed è sotto attacco: “era da aspettarsi che al «nemico» questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti - soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario” (Omelia in occasione della Concelebrazione Eucaristica con i Cardinali, i Vescovi e i Presbiteri a conclusione dell’Anno Sacerdotale, 11/6/10).
Il Papa, in quest’occasione, ha fatto un bilancio di dodici mesi di fuoco: ciò che desiderava e ciò che invece è accaduto.Lo aveva detto, ancor prima di diventare Papa. Anzi, quelle parole, scritte per le meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo del 2005, dall’allora cardinale Joseph Ratzinger furono come un grido, un grido profetico: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! (...) Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare (…) La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli!”. E per lui, diventato papa Benedetto XVI, quelle parole forti sono il filo conduttore del suo Pontificato. Pulizia, rigore, decisione di “non coprire” le colpe, i delitti, le mancanze del clero, dentro la bufera degli scandali pedofilia e quelli economico/finanziari: dal più oscuro sacerdote a capi carismatici e fondatori di organizzazioni, a arcivescovi, cardinali, esponenti di primo piano nella Curia. Solo necessità di chiarezza, trasparenza! Accompagniamo il Santo Padre e tutti i nostri sacerdoti con la nostra preghiera e il nostro sostegno attraverso questa fase di ri-generazione perché la croce non è mai un intoppo ma il segno dell’appartenenza a Cristo.

mercoledì 5 maggio 2010

Giovani Famiglie si riuniscono!




Dall’esperienza del corso di preparazione al matrimonio,nasce questo bel gruppo di giovani coppie, che continuano a riunirsi con costanza, mosse dal desiderio di confrontarsi e affrontare con entusiasmo la sfida di creare una famiglia. Ed è bello ritrovarli insieme per celebrare la Messa domenicale delle 18.30 o per una bel momento conviviale come quello di domenica 25 Aprile (foto di lato),in cui giovani coppie e giovani famiglie hanno messo in comune le proprie esperienze di vita.

Spazio Giovane: Oddio, cosa ne stiamo facendo della musica?

a cura di don Domenico

Ogni tanto sui blog e sulle chat si affrontano discussioni tra gli appassionati di rock e giovani credenti che insistono sul suo satanismo. È doveroso premettere che faccio tifo per la prima categoria (lo so che è strano, ma…). Il rock mi ha sempre appassionato e quando gli altri bambini cantavano lo Zecchino d’Oro, io già biascicavo Pink Floyd e Jethro Tull. La musica rappresenta per molti giovani un modo in cui possono esprimere le ansie, le angosce, le solitudini, i dubbi della loro vita e allo stesso tempo la gioia di ritrovarsi insieme, di scatenare adrenalina, di condividere i propri ideali, di sognare insieme un futuro pieno di soddisfazioni. Ricordo ancora con nostalgia gli U2 a Roma nel 1986 (un’altra epoca!) insieme con mio fratello e quella che sarebbe diventata mia cognata! Poi però, avvicinandomi un po’ di più alla fede, mi hanno detto che un bravo ragazzo non poteva… non doveva… era meglio se…. Ora però, devo dire la verità, comincio a preoccuparmi. La musica che sentivo era piena di ideali (penso al mondo hippy degli anni ’60). Peccato che fossero ideali non cristiani, di connotazione new age: non è un caso che la “chiesa” di Scientology abbia la propria roccaforte a Clearwater, in Florida, dove si è svolto un importante concerto del mondo hippy e freak alla fine degli anni ’60, e che uno dei gruppi più famosi del periodo si chiamassero proprio Creedence Clearwater Revival (una vera macchina da successo!). Persino un personaggio importante come Van Morrison, negli anni ’80, si era fatto invischiare nella setta (e vi aveva dedicato dei bei dischi come Beautiful Vision, ma poi ne era uscito in maniera recisa). Ma almeno mi facevano sognare! Il satanismo nel rock cominciò grazie all’interessamento di John Lennon per il satanista Aleister Crowley, posto tra i vari personaggi famosi rappresentati sulla copertina dell’album dei Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Da lì tutta una serie di cantanti e artisti cominciarono ad interessarsi alle opere di Crowley. Un tassello importante fu il regista d’avanguardia Kenneth Anger, che in quell’epoca cominciò a lavorare ad un cortometraggio sull’evocazione del diavolo dal titolo Invocation of my demon brother, chiedendone la colonna sonora a Mick Jagger (dei Rolling Stones), e quindi, per l’opera seguente, Lucifer Rising, a Jimmy Page, allora agli inizi con i Led Zeppelin. Film bruttissimi e noiosi, ma che tutti citano come “piccoli capolavori” senza averli mai visti. Che fosse solo un modo per attirare i ragazzi col gusto del proibito, che facesse parte del fascino del ribelle, o davvero ci credessero, non lo so; tant’è, presto nacquero numerosi riferimenti demoniaci in gruppi come Aphrodite’s Child (apparentemente innocui), Ac\Dc, Iron Maiden, Black Sabbath e altri. La cosa non era pericolosa più di tanto, perché esplicita e mai direttamente blasfema: esaltazione della ribellione, esaltazione della disperazione (!), ma, grazie a Dio!, attacchi diretti a Dio e ai santi, no! Spesso era una specie di grosso circo (basti pensare ai Kiss), come entrare nella galleria dei mostri dei Luna Park: l’emozione era assicurata e un po’ di spavento faceva parte del gioco. Anche gli attacchi alla religione di gruppi come i Jethro Tull (l’intera seconda parte del loro famoso album Aqualung) si limitavano a stigmatizzare gli errori della Chiesa (anglicana nel loro caso) e l'ipocrisia dei comportamenti (i Kinks erano particolarmente forti in questo). Più o meno condivisibile. Il problema era maggiore con ben altri personaggi, il cui stile di vita, i cui testi, la cui reputazione “intellettuale” influenzavano sì, davvero, numerosissimi fan, in modo più subdolo e veramente “diabolico”: penso a David Bowie, a Lou Reed, ai Roxy Music, ai T. Rex…. E le loro canzoni si trovavano senza problemi nei canzonieri! Non accade ancora oggi? Nei canzonieri scout non ci sono canzoni di Vasco Rossi, Eros Ramazzotti e Jovanotti, di cui alcuni testi farebbero inorridire i Beatles? Saltando il momento, per quanto fondamentale, del punk (i Sex Pistols debuttarono cantando: I am an Antichrist…) e della new wave (violentissimo l’attacco alla religione dei P.I.L. nel loro disco di debutto), il vero salto di qualità si ebbe all’inizio degli anni ’80, con gruppi particolarmente violenti come Psychic TV e Nurse with Wound e soprattutto negli anni ’90, con l’affermazione definitiva dei gruppi nu metal (Korn, Limp Bizkit, Slipknot), death metal (Possessed, Obituary), grind (Napalm Death, Carcass), e con la techno (Underground Resistance, Carl Graig), la house (Black Flag, Sick of it all), l’hardcore (DJ Nosferatu, Rotterdam Terror Corpse) e via discorrendo. Cosa era successo? Non si trattava più di semplice spirito di ribellione, ma era l’esaltazione vera, esplicita delle droghe, del sesso violento, degli stupri, della violenza, del suicidio, con canzoni direttamente blasfeme, con insulti diretti a Cristo! Non era più un gioco: Marilyn Manson è “sacerdote” di una chiesa satanica (esente da tasse negli USA!), Trent Reznor dei Nine Inch Nails si fa promotore delle sue idee tra altri musicisti, i nomi dei gruppi sono espliciti (Deicide, Satanic Surfers, Love 666), le canzoni irridono Dio in modo terribilmente blasfemo (i Current 93 sono i più “esperti” in questo).Si tratta di una frangia estrema, certamente, non tutto il rock è così, anche se la blasfemia è diventata ormai merce corrente, visto che anche un gruppo apparentemente tranquillo come i Chumbawamba si divertono a inserire un’Ave Maria al contrario in una loro canzone, visto che persino il sindacato dei calciatori (scusate l’ignoranza, ne ignoravo addirittura l’esistenza) sostiene (notizia del 24 maggio) che non si può punire la bestemmia in campo perché rientrerebbe nella libertà di espressione! Pericolosi? Sì e no. Come le boccette di veleno, pericolosissime, ma c’è scritto sull’etichetta di che si tratta, tocca a te starci attento. Il discorso col gothic si fa un po’ diverso, invece…. (fine prima parte)

Alla riscoperta della solidarietà

a cura di Sandra

Ho frequentato per un breve periodo di tempo una casa di riposo per anziani.
L’esperienza è terminata da alcuni giorni ma ancora ne percepisco in me le tracce emotive. Mi chiedo cosa mi abbia toccato così profondamente. “Il trattamento”degli ospiti? No, la categoria della struttura è medio/alta, gli alloggi sono puliti e confortevoli, il vitto è di buona qualità, il personale adeguato. La vecchiaia, la malattia, la perdita di autonomia, le menti dai nessi logici sperduti? No, mi ha colpito quanto alcune signore anziane fossero contente della mia presenza, di me che semplicemente chiedevo loro il nome, l’età, la città dove fossero nate, di me che toccavo le loro mani quando non riuscivamo a stabilire un contatto verbale, che le aiutavo nello svolgimento di mansioni ordinarie. Ho compreso il bisogno di questi anziani di avere contatto con il mondo esterno, ciò che io rappresentavo. Ho compreso il bisogno di queste persone di qualcuno che si rivolga loro con interesse, qualcuno che regali loro del tempo, che le distolga dall’attesa della fine della vita. I nostri anziani confinati, vittime di una società basata sul profitto: loro non producono, quindi vengono emarginati, sia pur con garbo. Vorrei condividere con voi un sogno: la riscoperta della solidarietà, della fratellanza, della carità intese come “l’amore a cui ogni uomo è tenuto nei confronti del suo prossimo, come riflesso e conseguenza dell’amore di DIO”. Immagino le porte della casa di riposo aprirsi: agli alunni della scuola elementare, che mettono in scena la loro recita di fine anno; agli adolescenti, che invece di trascorrere il loro tempo “spiaggiati” sul muretto di turno, scoprono che cosa sia la vecchiaia, ascoltano i racconti, le esperienze di chi forse ha vissuto parte della propria vita durante i conflitti bellici; ai gruppi di preghiera per pregare INSIEME; agli allievi della scuola di ballo per BALLARE insieme, INSIEME a quelle persone anziane dimenticate dalla società, ma così difficili per me da dimenticare.

Sarebbe bello che nella nostra parrocchia persone generose si aprano al rapporto con le persone sole. Il numero telefonico della parrocchia è 06 7188136 e puoi chiedere di don Domenico per dare la tua disponibilità a
questa opportunità di condivisione

Maggio mese mariano

a cura di Elisabetta

Sebbene il tempo, dal punto di vista meteorologico, faccia talvolta i capricci, ci troviamo a Maggio, mese mariano per eccellenza. Ma quali sono le ragioni ed i motivi di questa preferenza mariana? La storia del mese mariano incomincia nel medioevo con il tentativo di cristianizzare le feste pagane in onore della natura e della dea Maia che, in onore della natura in fiore, vi regnava nel rituale pagano.
Evocando la Madonna, la creatura più alta, si potevano unire i temi della natura e della Santa Vergine.
Il collegamento è quindi con il ciclo agrario. Almeno una volta, quando le stagioni erano effettivamente quelle, senza grandi cambiamenti, in maggio rifioriva la natura, si ottenevano i primi frutti, sbocciavano con tutta la loro bellezza i fiori ed il fiore più armonioso ed ammirabile, certamente è Maria. Ecco, dunque, Maggio come mese mariano. Il primo ad associare la Madonna al mese di Maggio fu Alfonso X, detto il Saggio Re di Castiglia e Leon (secolo XIII), che la celebrava in Las Cantigas de Santa Maria: Rosa delle rose, fiore dei fiori, donna fra le donne, unica signora, tu luce dei santi e dei cieli via. Una “cantiga” dedicata alle feste di maggio, si nota la devozione a Maria ed, in particolare, il modo per coronarla e santificarla nella gioia. La pratica delle prime devozioni risale tuttavia al secolo XVI quando si cominciò a reagire allo spirito rinascimentale giudicato troppo paganeggiante: sicché il mese di maggio assunse anche carattere riparatore. A Roma fu San Filippo Neri a delineare il futuro mese mariano insegnando ai giovani ad ornare di fiori l’immagine della Vergine nel mese di maggio, a cantar lodi in suo onore e a compiere atti di virtù e mortificazione.
La formalizzazione del mese di Maggio si deve però al padre Gesuita Dionisi con il suo mese di Maria, pubblicato nel 1725 a Verona, nel quale si suggerisce di compiere le pratiche devozionali in casa o in luogo di lavoro, davanti ad un altarino della Madonna, con preghiere, rosario e litanie, fioretti e giaculatorie e con l’offerta alla fine del mese, del proprio cuore alla Madre di Dio.

Le apparizioni di Medjugorje. La Chiesa avvia l’inchiesta

a cura di Giuseppe

Il 26 marzo 2010 si è radunata, per la sua prima sessione, la Commissione Internazionale di inchiesta su Medjugorje. La Commissione, presieduta dal Cardinale Camillo Ruini, è composta da 12 membri e 4 esperti e lavorerà in rigoroso riserbo.
È la prima volta nella storia che la Chiesa analizza le apparizioni anche se tuttora in corso.
Finora non si era ancora espressa ufficialmente. Più precisamente, il Vaticano si era espresso nel 1991 con la Dichiarazione di Zara, con la quale dichiarava di non poter ancora giudicare i fenomeni, in quanto ancora in corso. Si sarebbe però istituita una commissione per verificare il proseguimento degli eventi e giungere un giorno alla conclusione. La Dichiarazione affermava inoltre assolutamente lecito il pellegrinaggio privato dei fedeli e il loro diritto ad essere supportati spiritualmente dai sacerdoti.
Proprio per la sua durata, si tratta di un fenomeno assolutamente unico nella storia cristiana, perché mai si è registrata la presenza di Maria in modo così assiduo e continuo.
Le apparizioni durano ormai da quasi 30 anni; i ragazzi a cui apparve la Madonna quel 24 giugno 1981 avevano 15-16 anni. A quel tempo dovettero subire non poche intimidazioni e persecuzioni da parte del regime comunista. Oggi sono tutti adulti, hanno studiato, si sono laureati, hanno famiglie e figli. Sono persone del tutto normali, affabili, simpatiche, intelligenti. Nel frattempo quello sperduto paesino della Bosnia è diventato la più straordinaria meta di pellegrinaggio della cristianità. Milioni di persone ogni anno raggiungono quella meta nell’indifferenza dei media. È un fenomeno eccezionale. I ragazzi sono stati sottoposti a varie indagini scientifiche durante le apparizioni e tutti hanno rilevato che accade qualcosa di inspiegabile.
Secondo l’unanime testimonianza dei veggenti, la Vergine durante le Sue apparizioni, ha dato determinati messaggi affinché essi li riferissero all’umanità. Sebbene i messaggi siano stati molti, è possibile ricondurli a cinque messaggi fondamentali poiché tutti gli altri rappresentano o fanno da supporto a questi cinque: PACE-FEDE-CONVERSIONE-PREGHIERA-DIGIUNO.
Dai messaggi della Vergine si evince chiaramente che la pace è il bene più prezioso e che la fede, la conversione, la preghiera ed il digiuno sono le uniche condizioni per poterla ottenere.
Dal 25 gennaio 1987, la Vergine invia i Suoi messaggi il 25 di ogni mese tramite la veggente Marija Pavlović. Tutto questo continua ancora oggi.
Si può essere cristiani o non esserlo. Ma, al di là di Medjugorje, chi è cristiano resta comunque certo che Maria opera concretamente ed instancabilmente per il bene di ogni essere umano e dell’umanità intera.

Il Cammino Neocatecumenale

a cura di Stefano Bucarelli

Il Cammino Neocatecumenale ebbe inizio nel 1964 fra i baraccati di Palomeras Alta, a Madrid, per opera di Francesco Argüello (Kiko) e di Carmen Hernandez che, su domanda di quegli stessi poveri con i quali vivevano, cominciarono ad annunciare loro il Vangelo di Gesù Cristo. Con il passare del tempo la "Buona Notizia" del Vangelo si concretizzò in una catechesi fondata sul TRIPODE: "Parola di Dio, Liturgia, Comunità" con lo scopo di condurre le persone alla comunione fraterna e ad una fede matura. Questo nuovo itinerario di iniziazione cristiana, nato nel solco del rinnovamento suscitato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, incontrò l'interesse dell'Arcivescovo di Madrid Casimiro Morcillo, che incoraggiò gli iniziatori del "Cammino" a portarlo alle Parrocchie. Nel 1968 il "Cammino" giunse a Roma dove, con il consenso del Cardinal Dell'Acqua, Vicario Generale di Sua Santità, si cominciò la prima catechesi nella Parrocchia dei Martiri Canadesi da dove poi si è esteso in tutto il mondo. Ha avuto l'approvazione e l'incoraggiamento di Sua Santità Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI che hanno sottolineato l'abbondanza dei frutti di questa esperienza. Quest'anno è stata assegnato a Kiko, da parte del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il dottorato honoris causa, apprezzando soprattutto il passaggio della fede ai figli attraverso la celebrazione delle "Lodi" la domenica mattina. Il "Cammino" viene vissuto in seno alle Parrocchie in piccoli gruppi, "Comunità", costituite da persone di diversa età, cultura e ceto sociale e si attua attraverso due incontri settimanali, uno per la celebrazione della Parola di Dio ed uno per l'Eucarestia. Ogni mese c'è un incontro per verificare il cammino di conversione dei fratelli della"Comunità". Nella nostra Parrocchia il Cammino Neocatecumenale è presente dal 1976. Oggi ci sono 6 Comunità di circa 30/40 fratelli che celebrano la Parola di Dio il martedì o il mercoledì alle ore 21.00 e l'Eucarestia il sabato sera sempre alle ore 21,00. La celebrazione si svolge in chiesa ed è aperta a quanti desiderano parteciparvi. Dal "Cammino", nella nostra Parrocchia, durante questi anni sono nate 4 vocazioni sacerdotali e ci sono oggi 4 seminaristi e 2 famiglie in missione, una in Giappone e una in Australia.

venerdì 26 marzo 2010

Spazio Giovane: Che bello ..il gruppo degli amici!

a cura di Sandra
Durante l’adolescenza il gruppo degli amici inizialmente è caratterizzato dalla presenza di persone dello stesso sesso. Maschi con Maschi, Femmine con Femmine. Tale modalità di relazione nasce dal bisogno di definire la propria identità sessuale; è come sé specchiandomi nell’altro “uguale a me” sapessi meglio chi sono. In una seconda fase il gruppo diventa misto e iniziano le prime esperienze di coppia. Nell’adolescenza i coetanei acquistano una rilevanza fondamentale: il gruppo è fonte di sicurezza e di identificazione, permette a ciascun membro di condividere i propri vissuti e le proprie esperienze, sancisce il bisogno di autonomia e di autodeterminazione rispetto alla famiglia . Benché il gruppo possa essere dominato da alcune figure con funzione di leader, in esso ogni membro sperimenta una profonda comunanza di vissuti e sentimenti.
Sappiano i genitori che per un adolescente è sano appartenere ad un gruppo di pari. Tuttavia esistono gruppi più o meno sani. La combinazione di vari elementi dà vita ad un’ entità unica, che è appunto ” il gruppo”, con i propri valori, emozioni prevalenti e comportamenti. Ciò che si fa in gruppo non lo si farebbe mai da soli, sia nel bene che nel male. Allora scegliamoci un gruppo sano che ci aiuti a superare la (anche) difficile fase dell’adolescenza, senza riportare cicatrici indelebili. Intelligenza vuole che ci si allontani dal gruppo che agisce violenza, sopraffazione, vandalismo; anche se questi comportamenti possono facilmente farci sentire grandi, importanti, forti, fidatevi è prevalentemente un modo per coprire la propria miseria interiore.

L’angolo del buonumore

a cura di Silvia e Daniele Bonanni

*Un signore entra in un bar e chiede tre birre: una per lui, una per il fratello che sta in America e una per il fratello che sta in Australia. La storia va avanti per un mese, poi un giorno entrando nel solito bar chiede due birre, allora il barista, pensando al peggio gli chiede:”… è’ venuto a mancare un fratello?” e lui:”no… ho semplicemente smesso di bere!”

*Qual è’ il colmo per un pupazzo di neve???...non capire le freddure!

*La sapete l’ultima sui cinesi???... non la sanno neanche loro, però’ loro hanno tanto riso!!!

*Qual è’ il colmo per un uccello???... essere al settimo cielo

*E adesso divertitevi con questo scioglilingua: Nel pozzo di Santa Pazzia Protettrice dei Pazzi, c’è’ una pazza che lava una pezza, arriva un pazzo con un pezzo di pizza che dice alla pazza se vuole la pizza, la pazza rifiuta, il pazzo si infuria e getta la pazza, la pezza e la pizza nel pozzo di Santa Pazzia Protettrice dei Pazzi!!!

Storia della parrocchia, storia del nostro quartiere

dagli archivi della parrocchia

Nella ridente e panoramica località di IV Miglio Appio, nella periferia a sud-est di Roma, verso i Colli Albani, non lungi dall'Appia Antica, la "regina viarum", è sorta, in questi ultimi mesi, quasi per incanto, la Parrocchia, dedicata al caro giovinetto romano, "San Tarcisio Martire". A questa notizia apparsa nel Bollettino Parrocchiale del 13 giugno 1939, fecero eco molti giornali. La storia poi continua, e un lungo elenco di iniziative tende a rendere la vita degli abitanti, piccoli e grandi, sempre più umana. Viene aperto un asilo infantile, si dona minestra e frutta, si costruiscono ponticelli e passerelle, si sta vicino a tutti durante la guerra che porta con sé episodi tragici e disperati.... E' necessario poi incontrarsi per risollevarsi da tale flagello. Nell'immediato dopoguerra, il Comitato di Borgata costituito sotto la direzione del Parroco, si occupa degli innumerevoli bisogni della "zona periferica Appia, che comprende un territorio vastissimo, da via dell'Almone alle Capannelle di Marino, racchiudendo in sé le Borgate di IV Miglio, Statuario, Capannelle, Tor di Mezza Via, Acquasanta, Tor Fiscale e Cecilia Metella, tutte facente parte della Parrocchia di S. Tarcisio". Occorrono le scuole, bisogna migliorare le strade, si organizzano colonie estive, cucine popolari, i mezzi di trasporto pubblico e le comunicazioni telefoniche, viene installata una fontanella pubblica in via Annia Regilla, si prepara il campo sportivo, prende forma l'Oratorio...".

L’Editoriale: “Risurrezione…”

a cura di Don Domenico

La Risurrezione è il fine primario della venuta di Gesù sulla terra, perché egli è venuto per salvarci, e quindi per liberarci dal peccato e dalla morte. Per liberarci dal peccato e dalla morte doveva però espiare il peccato e con la vita doveva distruggere la morte. E non solo Gesù ha detto di essere la resurrezione e la vita, ma ha avuto il potere di far risorgere anche noi uomini. Gesù con la sua risurrezione ci ha ridato però anzitutto la risurrezione dal peccato: col perdono la nostra anima, morta per il peccato, risorge a vita nuova e noi diventiamo così una nuova creatura, tempio di Dio. Il Signore ha redento tutto l’uomo, il quale risorge nell’anima col perdono, nel corpo con la resurrezione. Quella risurrezione allora può avvenire anche oggi per il tuo cuore, dove c’è una pietra sepolcrale, perché una volta risorto ti incammini di nuovo nella tua vocazione. Il Padre Celeste ha mandato suo Figlio perché ci chiamasse dal sepolcro delle nostre debolezze e fragilità. «Vi darò un cuore nuovo, vi farò uscire… e vi condurrò nella Terra Promessa», nel territorio di Israele. Qual è la terra promessa? È la pace del Signore. È questa la terra dove riposano i buoni figli di Dio, i veri cristiani, quelli che risorgono nella vita divina.
Ma qual è l’espressione più autentica della Pasqua? In che modo si può annunciare la Pasqua? La testimonianza dell’avvenuta resurrezione è la vita di Dio in noi. La testimonianza della vita di Dio in noi sono le opere buone, che sono le opere della vita di Dio, della vita del Risorto, quelle opere buone che prima non avevamo la forza di fare. Noi dimostriamo di essere risorti in Cristo mettendoci più buona volontà, più forza a fare le opere buone. Nel nostro intimo, la testimonianza del Risorto è far risorgere la vita divina in noi lasciando il peccato; al di fuori di noi, la testimonianza della vita divina avviene invece mediante le opere buone. L’opera buona più santa è però quella di volerci bene gli uni gli altri. L’unico comando del Risorto è: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato». Senza la vita del Risorto non possiamo avere la vita in noi, non possiamo fare le opere buone. Le opere buone poi si concretizzano nella carità fraterna. L’amore fraterno poi mette in comunione le persone tra loro in modo da formare la comunità. Una vera Pasqua non è altro che la resurrezione della famiglia e di ogni comunità. La pienezza della Pasqua si vive quindi soltanto con la resurrezione della comunità e della famiglia. Se non c’è questa resurrezione non c’è vera, piena Pasqua, perché la Pasqua dona la vita, ma non c’è la pienezza di vita se non quando ci si dona reciprocamente il bene. La comunità è il luogo dove ci si dona reciprocamente la vita mediante le opere buone. Per arrivare a questo tre sono le tappe: il pentimento, il perdono e la pace. Se non porti la pace nella comunità è segno che non hai ricevuto il pieno perdono delle tue debolezze, perché non sei davvero pentito, ancora non ti sei convertito. Pentimento, perdono e pace sono tre parole, ma una sola realtà. La testimonianza sbagliata non si restringe poi solo alla comunità dove si vive senza carità fraterna, ma viene riflessa anche al di fuori, nel posto di lavoro, negli ambiti in cui si vive in comunità! Testimoniamo la nostra resurrezione specialmente là dove viviamo insieme con gli altri. Riceveremo così la pienezza dei doni del Risorto, la pace dentro e intorno a noi.

Comunità Gesù Risorto: la preghiera, la via che porta al Signore

a cura di Maurizia

Viviamo tempi difficili, tempi in cui mancano riferimenti sicuri per rispondere alle domande che si presentano continuamente ad ogni uomo: chi sono? Che senso ha la mia vita? Come posso essere me stesso? Dove sta andando l’umanità? Come posso essere di aiuto per portare il mio contribuito alla pace, al progresso, alla lotta contro il male presente in questi tempi così precari, travagliati, caotici? La risposta a queste domande è Gesù Cristo che ha molto da dire a tutti gli uomini di tutti i tempi e ha molto da dire a ciascuno di noi oggi. Il primo luogo privilegiato per questo incontro personale è la preghiera. Quando ciascuno di noi spegne tutte le distrazioni che lo circondano, fa deserto attorno a sè, rientra in se stesso, apre il cuore e la mente alla fonte della vita, fa l’esperienza autentica della preghiera del cuore. Fa l’esperienza vera e profonda della comunione con Dio, ne riconosce la misericordia, scopre che pur nella propria povertà e indegnità è prezioso agli occhi del Padre e come figlio unico è amato e atteso da sempre. Nella preghiera, quanto più l’anima orante depone le sue ragioni, si spoglia delle sue certezze, riduce il suo io, tanto più permette allo Spirito Santo di operare in lei e di compiere le meraviglie che Gesù ha promesso a tutti noi: “Chi crede in me compirà le opere che io compio, ne farà di più grandi perché io vado al Padre” (Gv 14,12). Sì, perché il Signore, pur essendo Dio Onnipotente, ha scelto di compiere le sue meraviglie non da solo, ma con noi e per mezzo di noi. Ci fa strumenti di salvezza per noi e per i fratelli che abbiamo accanto. È questo il senso ultimo di ciò che andiamo a compiere ogni martedì, nel nostro incontro di preghiera, in Chiesa, davanti all’altare, dove Gesù è spezzato e offerto a tutti noi. È attraverso la preghiera che ciascuno di noi fa l’esperienza intima e comunitaria della presenza di Gesù in mezzo a noi: “Quando due o più persone sono riunite nel mio nome Io sono in mezzo a loro” (Mt 28). In questa lode la nostra vita si trasforma, lo Spirito ci purifica, ci suscita l’anelito a Dio, ci porta a vivere la docilità di Maria, per accogliere Gesù nella nostra vita. Scopriamo di non essere soli; la lode s’innalza a Dio Padre nel nome di Gesù che, insieme a Maria, è maestro di preghiera. Attraverso lo Spirito Santo invocato, l’amore di Dio Padre si manifesta in ciascun figlio con segni tangibili di gioia, pace, consolazione… Lo Spirito di Dio ci illumina, ci istruisce, ci rimette nella giusta relazione con la totalità del suo progetto, ci dà forza oltre le nostre umane forze. Nella lode lo Spirito Santo ci fa uscire dalle nostre tenebre per entrare nella luce della verità. Dal Cenacolo, la preghiera via via si estende a tutta la nostra vita fino a divenire noi stessi lode a Dio. Tutto è offerto a Colui che proclamiamo Signore della nostra vita. La preghiera, oltre che l’espressione dell’anelito a Dio, è atto di amore verso i fratelli; è Gesù che ci insegna a pregare il Padre per i bisogni di chi è malato nel corpo e nello spirito, di chi è povero di ogni tipo di povertà. Gesù attraverso il suo popolo orante vuole dimostrare agli smarriti di cuore, agli affaticati. agli afflitti, che Cristo risorto è vivo e abita nel cuore di ciascuno di noi e attraverso la Chiesa continua ad operare per la salvezza di ciascuno in un rapporto personale unico e irripetibile. La nostra vocazione consiste, dunque, nel far riscoprire ai fratelli cosiddetti lontani e ai battezzati la preghiera di lode che ci innalza fino alla confidenza con Dio e ci porta a scoprire la gioia di essere suoi figli. Questo cenacolo di preghiera che si riunisce tutti i martedì in Chiesa alle ore 19.00 dopo aver partecipato alla Santa Eucarestia, si chiama Comunità Gesù Risorto ed è l’espansione della stessa comunità nata a Roma nel 1987. È presente in numerose parrocchie romane e nelle altre città italiane e all’estero; nella nostra parrocchia è presente dal 1994. Accoglie persone di tutte le età e provenienze che sono alla ricerca di Dio, desiderose di convertirsi e rinnovarsi nello spirito e, dopo aver incontrato profondamente il Signore, si mettono a servizio della comunità o si orientano verso altre vie di impegno e apostolato nella Chiesa e quindi nella stessa parrocchia.La comunità che già nel suo nome – Comunità Gesù Risorto – porta l’annuncio della presenza di Cristo Risorto in mezzo al suo popolo, il 15 marzo del 1996 ha avuto il riconoscimento ufficiale della Chiesa nella persona del Cardinale Camillo Ruini, all’epoca Vicario Generale di Sua Santità e presidente della C.E.I. Essa appartiene al Rinnovamento Carismatico Cattolico, nato negli Stati Uniti nel 1967 in ambiente universitario e rapidamente esteso in tutto il mondo. Questa realtà della chiesa nasce nel clima post-conciliare in risposta alla preghiera di papa Giovanni XXIII affinché lo Spirito Santo agisse nella Chiesa con la stessa potenza con cui fu presente nella prima comunità cristiana. L’esperienza centrale, infatti, è l’apertura allo Spirito Santo nel proprio cuore e nella propria vita. Nel corso degli anni questo movimento di preghiera è cresciuto e ha portato frutti alla chiesa; lo possiamo descrivere come un grande albero il cui tronco è il Rinnovamento Carismatico Cattolico, le cui radici sono lo Spirito Santo e i rami i vari gruppi carismatici: Comunità Maria, Rinnovamento nello Spirito, Gesù ama, Gesù Risorto. Rami diversi di un unico albero, espressioni diverse di un’unica spiritualità, così come già nella Chiesa si sono sviluppati i vari ordini religiosi: francescani, passionisti, salesiani, carmelitani. Ognuno con una propria specifica spiritualità. Oltre la preghiera in parrocchia, abbiamo l’incontro settimanale diocesano, nella chiesa di Don Bosco. Periodicamente vengono svolti ritiri di preghiera con insegnamenti e approfondimenti sulle varie tematiche comunitarie e spirituali. Un’esperienza particolarmente intensa viene fatta da coloro che partecipano al seminario di effusione dello Spirito, o Battesimo nello Spirito. Questa esperienza di grazia è vissuta dai fratelli che ricevono una particolare preghiera di invocazione allo Spirito Santo da fratelli anziani che hanno un mandato speciale. Con l’effusione dello Spirito il Signore manifesta i doni dello Spirito Santo che tutti i battezzati hanno già ricevuto nel sacramento del battesimo. Questi doni in gran parte sono rimasti in ciascuno di noi come talenti nascosti, sepolti dalla nostra umanità, dal nostro modo umano di pensare e agire. Con l’effusione dello Spirito il Signore ci fa fare un salto di qualità nella fede, pone nel nostro cuore un seme che crescerà all’infinito. L’uomo nuovo che nasce in questa esperienza continua il suo percorso di fede con la meditazione della lettura biblica che lo Spirito Santo ispira nella preghiera comune, fino a maturare una revisione di vita.
I nostri incontri di preghiera sono aperti a tutti coloro che desiderano fermarsi e stare davanti al Signore per conoscerlo e adorarlo. Vi aspettiamo il martedì alle ore 19.00 in chiesa.

Crisi globale: responsabilità di pochi, conseguenze per tutti (ultima parte)

a cura di Giuseppe

Abbiamo visto come la crisi sia stata causata dalle banche americane che hanno concesso mutui facili, e ricavato profitti con il ricorso alle “Banche d’affari” che mettono sul mercato prodotti finanziari spregiudicati che mascherano il rischio legato alle quote dei mutui. Mano a mano che le famiglie incontrano difficoltà a pagare, i prodotti finanziari non hanno più, al loro interno, mutui (quindi contante) ma solo case invendute. Gli investitori, il mercato, non vogliono e non possono più comprare questi prodotti per i quali si erano a loro volta indebitati. La situazione peggiora: gli investitori hanno in mano titoli che nessuno vuole. Cercano, allora, di rivendere i singoli mutui, ma neanche questi nessuno vuole perché sono case invendibili. Tutto il mercato finanziario è congelato, le banche falliscono e la situazione peggiora … tutti finiscono in bancarotta ma non è tutto: molti di coloro che avevano comprato titoli sono fondi pensioni degli americani. In pratica, il TFR degli operai americani è andato in fumo! Si inizia perciò a comprendere come la crisi sia un circolo vizioso. Le banche non potendo vendere titoli e avendo degli impegni finanziari da mantenere decidono di non concedono più prestiti a nessuno neanche fra di loro. Non danno credito alle imprese che falliscono e licenziano. La crisi, prima solo finanziaria, si trasferisce all’economia reale (imprese e industrie). Meno lavoratori, meno reddito, meno acquisti, meno imprese, ecc. Come si sta risolvendo il disastro creato da questi sciacalli della finanza? Tutti gli Stati stanno facendo ricorso alle loro casse, al debito pubblico, quindi alla ricchezza delle collettività, per salvare il salvabile. Alcune riflessioni e provocazioni: È giusto che il conto di tale disastro sia pagato dai cittadini? È giusto che la maggioranza della Comunità ripiani il conto salato causato da una minoranza di avidi, ricchi, egoisti, imbroglioni, bugiardi, ladri? È giusto che gli autori di tale “truffa” finanziaria legalizzata alla fine escano impuniti con il benestare delle principali Autorità Governative e di Controllo? È giusto che gli amministratori di queste note banche d’Affari e Commerciali, dopo aver causato un tale dissesto mondiale, semplicemente si dimettano dalle loro cariche e se ne escano con liquidazioni di milioni di dollari? È giusto che all’interno delle più alte cariche governative e degli organi di controllo siedano personaggi provenienti da queste famigerate banche d’Affari? Sembra utile soffermarci sulle parole del Pontefice nella enciclica “Caritas in Veritate”: “la crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammi¬no, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente”

domenica 28 febbraio 2010

Storia della parrocchia, storia del nostro quartiere

dagli archivi della parrocchia San Tarcisio

Il giorno 10 aprile 1927, la domenica delle Palme, viene aperta al culto pubblico la prima Chiesetta dedicata al Martire romano della Eucaristia San Tarcisio tra via Palazzolo e via Galloro. I Frati di Via Merulana vengono a celebrarvi la Messa nei giorni di festa. Prima che sorgesse questa chiesetta la località del Quarto Miglio era quasi sconosciuta e abbandonata. Tra l'Uva di Roma (Villa Malaguti) e l'Appia Pignatelli (Villa Parini) esisteva una piccola cooperativa di casette ad un piano con terrazzo: erano queste a dare l'impressione che il territorio fosse abitato. E' sempre intorno a questa data (1927) che risale, anche la costruzione di baracche di legno adibite a scuole elementari dall'Ente Scuola Rurale. Nel 1930, la bonifica dell'Agro Romano interessò la zona dell'Oliveto, come attesta l'iscrizione posta nella Casa Cantoniera in via Appia Pignatelli. Nel 1932 gli abitanti di questa zona ebbero una gradita sorpresa: il Governatore di Roma denominava questa località 'Borgata di San Tarcisio'. Quando nel 1933, P. Leonardo Bello fu eletto ministro generale dei frati minori, accettò volentieri la proposta del Vicariato di erigere una Parrocchia in una lunga fascia di territorio adiacente la via Appia, nonostante la povertà assoluta, i pochi mezzi e la mancanza di locali per le celebrazioni. Il territorio della parrocchia è vasto, siamo nel 1935, le famiglie sono 349 e formano una popolazione di 1558 persone. Con il sorgere della Parrocchia la gente diviene "popolo", nascono i primi interessi sociali, si organizza e mette a fuoco i propri problemi. Sono infatti le feste religiose che radunano le persone. La costruzione di una Chiesa viene annunciata in un bollettino intitolato "Vita Parrocchiale" nel 1938: "Come sapete, una nuova Chiesa si dovrà costruire in Roma, dedicata al piccolo fanciullo romano san Tarcisio. Sorgerà al IV Miglio sulla via Appia Nuova, poco lungi dai pressi del suo martirio. La Chiesa volgerà il fronte nella direzione di Oriente, verso i luoghi santi lontani, verso il Santo Sepolcro, quasi a trovarsi nella via radiosa delle fede che di là emanò". Porta la data del 14 marzo 1938 un resoconto di una visita alla Parrocchia: "... è una parrocchia poverissima, di circa 2000 anime, sparse in territorio di compagna e collina di 6-7 Kmq circa. Non ha un vero centro, ma due gruppi di case staccate l'una dalle altre un kilometro circa e poi dei casolari sparsi qua e là con una popolazione sempre fluttuante di braccianti, operai e sfrattati... Moltissimo vi è da fare nello spirituale e tutto nel materiale. Tolta la strada provinciale, non vi sono ancora strade, non vi è medico, farmacia..." . Chi scrisse queste testimonianze ricevette l'incarico di Parroco neanche un mese dopo e si interessò "anima e corpo" per la costruzione della Chiesa.
Era Padre Ezechiele De Rossi, primo parroco a cui oggi è intitolata la grande sala del nostro oratorio…(continua)

L’Editoriale: “Eucarestia e vocazione…”

a cura di Don Domenico

L’Eucaristia è la madre di ogni vocazione, di quella matrimoniale come di quella ad una consacrazione speciale, perché nella Messa viene di nuovo presentato il sacrificio di Cristo, c’è la remissione di tutti i peccati e il dono della vita, oltre al cibo che sostiene la vita divina in noi. Nell’Eucaristia c’è il completamento della missione di Cristo, che è la nostra resurrezione, il recupero di tutti i beni celesti persi col peccato, il recupero della nostra immagine e somiglianza con Dio, la nostra missione in questa vita e nell’altra. La vocazione è una chiamata. E il Signore chiama perché tu possa attuare quel disegno che sin dall’eternità ha pensato e voluto per te. La chiamata è la proposta, e la tua risposta significa accogliere questa proposta a realizzare il disegno che Dio ha voluto per te. Noi siamo stati fatti ad immagine e somiglianza del Figlio di Dio e il disegno di Dio per ognuno di noi è di essere nella Parola di Dio, nel Figlio di Dio e insieme al Figlio e al Padre, eternamente con Lui. I figli di Dio, fratelli tra di loro, devono aiutarsi e ad ognuno Dio ha dato una mansione, una vocazione sia nei riguardi di Cristo sia nei riguardi della Chiesa: le vocazioni fondamentali sono quelle della famiglia umana e della famiglia divina. È dall’Eucaristia che vengono tutte le grazie, sia per la famiglia umana che per la famiglia divina. E come nella famiglia umana ci sono delle relazioni, il marito e la moglie, i genitori e i figli, i fratelli, egualmente nella famiglia di Dio ci sono diverse mansioni, diverse vocazioni. La vocazione primaria che viene dall’Eucaristia è però quella di collaborare con Cristo a edificare la Chiesa. Col sacrificio eucaristico non solo Cristo si immola sull’altare, ma si mette in comunione con tutti gli uomini, con tutto il creato e dona la chiamata a collaborare con Lui a edificare la Chiesa, la famiglia umana, la famiglia dei popoli della terra. E nell’Eucaristia non c’è solo il dono della vocazione, ma anche il recupero della vocazione di ciascuno e di ogni missione ferita dal peccato. Tutto è nell’Eucaristia. È là che potrai ascoltare più da vicino quello che Gesù vuole da te, quello che tu devi donare a Gesù, quello che Lui da tempo attende che tu gli doni. Lì, davanti all’Eucaristia, potrai avere un’idea chiara della tua esistenza terrena e intravedere, in una contemplazione illuminata, anche il disegno di Dio nell’aldilà. Se davvero vuoi muovere il tuo cuore nella vocazione, è però necessario che metti in moto l’amore. E l’Eucaristia è in particolare il sacramento dell’amore. La vocazione di Cristo è stata realizzata attraverso il Suo grande amore, al Padre nell’ubbidienza e a noi col dono della vita sulla croce, che nella Messa si attualizza ancora. È l’Eucaristia che accende quel fuoco d’amore necessario per poter piegare la nostra volontà alla chiamata del Signore, per rispondere generosamente a quel disegno che Egli ha voluto per ognuno di noi sin dalla creazione del mondo. Presso l’Eucaristia conoscerai l’amore di Gesù, Lui accenderà l’amore nel tuo cuore e in Lui conoscerai quello che Lui vuole da te, ti darà la forza, mediante l’amore, a rispondere alla chiamata che Egli ti propone o a recuperare quella vocazione che ti sembra di aver perso col peccato, il tradimento, la superficialità. Diventerai pane per i fratelli, che si nutriranno del pane che avrai lavorato nelle tue opere di carità, con la parola, con l’esempio, con la testimonianza, con la sofferenza e forse anche con la vita. Nell’Eucaristia possiamo vedere la comunione sponsale della Chiesa con Cristo, della gloria che avremo in cielo. Tutti i misteri sono lì presenti. Come siamo davvero molto meschini, molto piccoli quando noi pensiamo alla nostra esistenza, alla nostra vita, inseriti nel posto di lavoro, nell’università, in un’azienda, in una ditta, in un’officina, come siamo piccoli! La vera attività, quella più bella, la vocazione più grande è quella di essere con Cristo in questa via di edificazione, di divinizzazione per tutto l’universo. Quando noi facciamo la comunione dovremmo davvero sentirci fremere di amore, di gioia, perché Dio è dentro di noi. Ognuno di noi nell’Eucaristia deve assumere con grande gioia la propria vocazione secondo il disegno che Dio ha voluto per ognuno di noi sin da prima della creazione del mondo. È dall’Eucaristia che noi riceviamo la presenza di Cristo, la Parola di Dio in noi. È lì in persona, ascoltalo, abbraccialo. È Lui che dà la vita, nutre la tua vita divina, ti dona l’amore, ti dona questo scatto della volontà a seguire Gesù, così come Lui ha obbedito al Padre, alla chiamata del Padre, alla vocazione che il Padre gli ha dato.

C’era un volta l’oratorio: gli anni d’oro della pallavolo (seconda ed ultima parte)

a cura di Antonio
C’eravamo lasciati agli inizi degli anni ’70: dall’iniziativa dei giovani della parrocchia prese vita il “G.S. San Tarcisio” (Gruppo sportivo San Tarcisio) e la prima squadra di pallavolo maschile che in poco tempo diventò vincente, fino ad arrivare a giocare i campionati di prima divisione. Spinti dai successi e dall’entusiasmo iniziale si formò anche una squadra di allievi che riuscirono a diventare campioni regionali. A breve partì anche il settore femminile con ottimi risultati. Ma di pari passi aumentavano anche le spese per sostenere tante squadre e le iscrizioni ai diversi campionati: l’autotassazione non bastava più e le macchine disponibili non erano più sufficienti a coprire tutti gli spostamenti che, da comunali, diventavano sempre più interregionali. La mancanza di un valido sostegno da parte del quartiere provocò quel lento e inesorabile affievolimento dell’entusiasmo dei giovani atleti, dei quali alcuni iniziavano già a diventare padri e madri di famiglia, con ben altre sfide da affrontare. Così il “G.S San Tarcisio oggi è solo un ricordo, ma un tempo in Federazione, a Roma non era certo l’ultimo arrivato!

L’angolo del buonumore

a cura di Lucio

* Qual'è il numero telefonico di Dio? Sei Uno sei Tre!
* Cosa disse Garibaldi dopo la vittoria in Sicilia? Grazie mille!
* Cosa fanno sotto l'albero di natale il re di Spagna e la regina d'Inghilterra?
I regali
* Perchè mia moglie Franca non riesce mai a trovare lavoro?
Perchè quando ad un colloquio le chiedono se vuole essereAssunta lei rispond e
“No grazie voglio rimanere Franca”.
* In merceria:
- Vorrei una maglietta di lana.
- La taglia?
- No la metto intera.
* Durante un concerto una signora dà una gomitatata al marito:
- Ehi guarda come dorme la mia vicina.
- E ti sembra una buona ragione per svegliarmi?!
* Un ladro in banca con due mollette: Fermi tutti altrimenti vi stendo!

L’Ordine Francescano Secolare: da oltre 70 anni in parrocchia

a cura di Daniela Fidotti

Durante le sue peregrinazioni San Francesco spesso veniva avvicinato da laici che, infiammati dalla sua testimonianza, volevano lasciare il mondo per seguirlo. Il santo intuì che ogni cristiano doveva raggiungere la santità secondo il proprio stato, in cui era chiamato dal Signore, innalzando così la laicità alla stessa dignità della vita consacrata. Nacque così l’Ordine Francescano Secolare, il quale esiste da otto secoli. Nel corso di questo tempo, il Signore ha chiamato molte persone a seguire la via di Francesco e a condividere il suo ideale di vita. Tra questi ricordiamo: Cristoforo Colombo, Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, Giovanni XXIII, don Tonino Bello. Oggi, vi fanno parte 700 mila membri in tutto il mondo. L’OFS è una fraternità di fratelli e sorelle laici (sebbene possano farne parte anche ecclesiastici diocesani), i quali cercano di vivere la vita “nel mondo”, secondo le circostanze ordinarie della vita dei laici, a casa e a scuola, in fabbrica e in ufficio, seguendo però una Regola, con il sostegno spirituale di altri rami della famiglia francescana. Scopo primario è l’impegno a vivere la vita evangelica. Come Ordine laico, l’Ordine Francescano Secolare pone in rilievo la vita della fraternità, la ricerca della santità personale e dell’apostolato come stile di vita per la giustizia sociale e la pace fra tutti gli uomini. Le fraternità, guidate da un ministro e da un Consiglio, di cui fa parte anche un padre assistente, fanno capo ai Consigli regionali, nazionali e a quello internazionale. Ogni membro riceve una chiamata e viene guidato a discernere la propria vocazione attraverso un periodo di ammissione, seguito da un anno di noviziato, al termine del quale si entra nell’Ordine mediante una professione.
Nella nostra parrocchia l’OFS è presente dal 18 Giugno 1939, data della proclamazione di S. Francesco patrono d’Italia, cinque giorni dopo l’inaugurazione della chiesa di S. Tarcisio. In tutti questi anni la presenza dell’OFS è stata viva e operante nella parrocchia, incarnando lo spirito di S. Francesco anche nei servizi più umili. Il fine degli incontri è innanzitutto il vivere in fraternità, la formazione (Parola di Dio, Catechismo della Chiesa Cattolica, Documenti della Chiesa, Fonti Francescane), la preghiera. Nella vita ci lasciamo guidare dalla semplicità, dall’umiltà e dalle piccole cose, anziché dal potere, dal prestigio e dalla classe sociale. Come Cristo, come Francesco, cerchiamo di divenire strumenti di pace, fortifichiamo la nostra appartenenza alla Chiesa e la nostra lealtà ai pastori, condividendo la medesima visione e la medesima missione della Chiesa. Ispirati dalla visione di S. Francesco, ci affidiamo al Vangelo quale nostra via di vita. Il centro della nostra vita è Gesù Cristo, il principio, la via e il fine di tutto il creato. Sulla via del Vangelo scopriamo un Dio che è Padre e che ci dona una vita che è amore. E questo ci lega alle altre creature con un legame di stretta parentela e ci chiede di vivere come fratelli e sorelle del nostro prossimo e di tutto il creato. Siamo pellegrini verso la casa del Padre. In quanto peccatori dobbiamo sottoporci a continua conversione, ma non ci scoraggiamo, benché consapevoli dei nostri limiti e debolezze; seguiamo piuttosto l’invito che San Francesco rivolgeva ogni mattina ai suoi frati: “Cominciamo a fare del bene, perché finora abbiamo fatto ben poco”.
Ci sforziamo di aiutare gli ammalati, i poveri, gli oppressi, con iniziative sociali che vengono promosse dai Consigli locali, nazionali e internazionale. Sembrerebbero ideali troppo alti, ma non ci scoraggiamo, perché siamo ben assistiti!... Per espressa volontà di S. Francesco, infatti, il vero superiore dell’Ordine è lo Spirito Santo, al quale ci affidiamo totalmente, siamo ben consapevoli della centralità dell’Eucaristia e dell’essenzialità della preghiera personale, comunitaria e liturgica.
Vi invitiamo ad unirvi a noi, anche solo per conoscerci o per condividere la nostra formazione, senza sentirvi legati ad alcuna appartenenza. Gli incontri di fraternità si svolgono ogni martedì dalle ore 16.30 alle 18.30 nella sala fra’ Leonardo. Vi aspettiamo!

Crisi globale: responsabilità di pochi, conseguenze per tutti (seconda parte)

a cura di Giuseppe
Nel numero precedente abbiamo cercato di capire, come è nata la crisi e da cosa è stata generata, illustrando il comportamento scorretto della banche americane nel concedere mutui in maniera spregiudicata alle famiglie.
Avendo bisogno di aumentare i profitti e ridurre il rischio che le famiglie non paghino, le banche decidono di mettere insieme tutti i mutui (buoni e rischiosi), e affidarli ai “fattucchieri della finanza” (Banche d’Affari) che ne ricavano, delle “scatole”, cioè titoli obbligazionari pronti per il mercato. Per lucrare ancora di più decidono di “tagliare” la scatolina in 3 parti: una prima parte di scatola “safe” (sicura), la seconda parte “okay” (poco rischio) e il resto “risky” (molto rischiosa) in cui i soldi arrivano dalle famiglie che pagano i mutui; se alcune di queste famiglie non riescono a pagare, quest’ultima parte sarà vuota e rischiosa. Comunque, per fare in modo che il mercato, cioè chi ha denaro, acquisti questi titoli invece dei titoli di Stato (ultrasicuri ma con basso rendimento) offrono, per la parte della “risky”, un più alto livello di rendimento, mentre la prima parte viene assicurata, in modo che le agency di rating (che danno giudizi sulla bontà dell’investimento) le attribuiscano un buon rating (AAA). La parte BBB è ancora considerata di buon livello e non viene considerata l’ultima parte rischiosa. Le banche possono così vendere la fetta più sicura agli investitori che non vogliono rischi e la parte di mezzo ad altri investitori. L’ultima fetta è costituita da fondi speculativi. Questo procedimento mette d’accordo tutti e pare faccia guadagnare chiunque. Nessuno era preoccupato! Ovviamente iniziarono ad arrivare le famiglie che non riuscivano a pagare le rate dei loro mutui, le case venivano cospignorate dalle banche che cercavano di rivenderle. La situazione cominciava ad essere insostenibile perché parecchie famiglie iniziavano ad avere questi problemi. Sul mercato ci furono moltissime case da rivendere, e quindi i prezzi delle case iniziarono a scendere. Questo creò un problema di interessi per le famiglie che ancora pagavano il loro mutuo e vedevano il valore delle loro abitazioni scendere moltissimo. Iniziarono a chiedersi perché pagavano un mutuo da 300.000$ per una casa che ora valeva 90.000$! Decisero che non aveva senso continuare a pagare anche se ne avevano la possibilità e abbandonarono la loro casa. I prezzi delle abitazioni continuarono a scendere vertiginosamente e il paese stava collassando….(continua…)

martedì 26 gennaio 2010

Spettacolo di Natale 2009: le foto....



Domenica 20 dicembre 2009 c’è stato il consueto spettacolino di Natale. Un sentito ringraziamento a tutti quanti si sono adoperati per la buona riuscita dell’iniziativa. Tutte le foto sono disponibili...qui di lato! (fare click sulla presentazione per visualizzare le foto)

Spazio Giovane: Aiuto…mi sono innamorato…ho perso la testa!

a cura di Sandra

La persona innamorata perde la testa, è stralunata, travolta dalla passione, dimentica l’ordinario, viaggia sullo straordinario, sembra camminare sollevata da terra, è totalmente polarizzata dalla persona che ama, come se il resto del mondo non esistesse. L’innamoramento è stato paragonato ad uno stato allucinatorio. L’innamorato: idealizza l’amato; esalta le sue qualità; può attribuirgli qualità che non gli appartengono; può negare tutto ciò che non coincida con l’immagine ideale che ha di lui. Talvolta succede che l’amato tradisca colui che ama e che i più siano a conoscenza dei tradimenti, tranne il tradito.
Soltanto con il senno di poi, realizza che aveva tutti gli elementi per accorgersi del tradimento e non l’ha potuto/voluto vedere, perché, in uno stato di allucinazione da innamoramento, negava la realtà. L’innamoramento è meraviglioso quando è ricambiato e non è patologico. Ti fa vivere uno stato di beatitudine unico al mondo.
Il nostro campanello d’allarme dovrebbe scattare quando associati all’innamoramento ci sono sofferenza, rabbia, delusione e mancanza di dignità. Qualcosa non sta funzionando. Rischiamo di uscirne acciaccati. Come riconoscere se siamo innamorati della persona giusta oppure della persona sbagliata?
La persona giusta oltre a ricambiare il nostro amore ci tratta con rispetto, è interessata a renderci felici, a farci sentire importanti. La persona sbagliata ci utilizza per sentirsi amato, importante, potente.
Iniziamo da noi stessi a trattarci con amore, innamoriamoci di chi ci fa stare bene e non di chi ci fa solo soffrire!

Intervista a Don Damiano

a cura di Antonella Brunella (con la collaborazione di Chiara Campanelli)

Come mai hai fatto questa scelta di diventare prete?
Perché attraverso questa scelta ho trovato la giusta via verso la felicità.

I tuoi genitori hanno accettato questa scelta?
All’inizio non l’hanno capita, poi, con il passar del tempo l’hanno accettata .

Da piccolo hai mai risposto male alla tua professoressa?
Qualche volta.

I tuoi, prima di aver sentito la tua scelta, dove ti avevano indirizzato?
Mi hanno lasciato libero di scegliere la mia strada. Forse non si aspettavano questa sorpresa.

La parrocchia, incluso l’oratorio, come la vorresti cambiare?
Sono stati loro a cambiare me.

Da piccolo che lavoro volevi fare?
Per un po’ di tempo ho pensato di dedicarmi alla letteratura, alla storia e, perché no, all’insegnamento di queste materie.

Che significato aveva la Chiesa per te fin da piccolo?
La Chiesa, fin da piccolo, è stata per me, attraverso gli altri, la vera maestra di vita.

La prima volta che hai messo il vestito da prete, come ti sentivi? Eri emozionato?
Mi sono sentito libero di amare, dedicando la mia vita alla Chiesa.

C’era un volta l’oratorio: gli anni d’oro della pallavolo


Prima partea cura di Antonio

Era una sera dell’ autunno dei primi anni 70,una delle tante riunioni del gruppo giovani della parrocchia San Tarcisio. Generalmente si discuteva, si litigava,ci si azzuffava difendendo ognuno le proprie proposte. Proposte. Quella sera, invece ,c’era spirito di collaborazione. Erano gli anni del BUM della pallavolo in Italia. Quel bum che tante soddisfazioni avrebbe dato allo sport italiano in tante parti del mondo. Qualcuno propose: “alcuni fra di noi giocano a pallavolo nei tornei studenteschi, perché non facciamo una squadra di pallavolo tutta nostra e proviamo a fare un campionato? I campi e gli spogliatoi in oratorio li abbiamo… La proposta fu accolta da tutti con entusiasmo. E fu scelto il nome: G.S. San Tarcisio (Gruppo sportivo San Tarcisio). I tempi per organizzarsi, coprire tutti i ruoli necessari, una mini-tassazione per le spese di omologazione dei campi e l’iscrizione alla FIPAV…e San Tarcisio e IV Miglio aveva la sua squadra di pallavolo! (…continua)

Il saluto di Don Gabriel alla nostra parrocchia

a cura di Don Gabriel

Vorrei approfittare di questo mezzo per far arrivare il mio saluto a tutti voi, sorelle e fratelli della parrocchia di San Tarcisio. Come sapete, il Signore ci porta di qua e di là per annunciare sempre il suo Regno di amore, di misericordia, di giustizia, libertà e pace.
Innanzitutto ringrazio il Signore perché mi ha dato questa possibilità bellissima

• di condividere con voi la fede, la speranza e l’amore che ci uniscono;
• di crescere unitamente come discepoli e amici del Signore Gesù;
• di camminare insieme a voi in questa fede, speranza e amore, come Chiesa-Popolo di Dio che pellegrina in questa parrocchia;
• d’imparare da voi tante, tante cose belle e di scambiare tanto affetto.

Chiedo perdono dei miei sbagli. Chiedo perdono alle persone che in qualche modo ho offeso durante questo tempo che abbiamo condiviso. Impegno le mie preghiere per voi e mi raccomando alle vostre.
Comunque sia, ci ritroveremo nel vissuto della Comunione dei Santi e in ogni celebrazione dell’Eucaristia. La vita fa tanti tanti giri, quindi non è detto che non ci rivedremo più. Allora meglio diciamo ARRIVEDERCI!

“Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
(Num 6,24-26)

Ti ho chiamato per nome …

a cura di Don Domenico

Nel libro di Isaia (43,1) c’è scritto: «Io ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni». Io esisto perché Dio mi ha chiamato per nome, mi ha chiamato ad essere ciò che sono, perché ha amato ciò che io sono. Non mi avrebbe creato se non mi avesse amato. Da sempre mi conosce. Essere creatura significa non poter essere tutto, significa avere dei limiti. L’amore di Dio però non ha limiti di tempo e di intensità, Lui mi ama infinitamente, da sempre e per sempre. Sono conosciuto da Lui nel più profondo della mia anima, molto più di quanto io conosca me stesso. Sono conosciuto non per una conoscenza dall’esterno, come noi conosciamo gli oggetti che sono fuori di noi, ma attraverso l’amore, come una madre conosce il figlio, desiderandomi tutto, corpo anima e spirito. Colui che mi ha chiamato all’esistenza è una Persona, desiderosa di essere amata, che si rivolge a me perché possa sentire la mia risposta. E io gli appartengo. Non perché sia una sua proprietà, ma perché sono parte sua, perché si prende cura di me come di chi è prezioso ai suoi occhi, come una persona a cui Lui può dire “tu”, e io possa rispondere anche io dicendo “Tu”, una persona a cui poter dire “sono contento che tu ci sia”; la mia stessa esistenza mi dice che Lui è contento che io ci sia.

Allora perché esiste il dolore, la sofferenza, il limite, la malattia, la morte? Essere creatura significa non esistere per sempre, avere dei difetti, essere immersi nel tempo, poter soffrire, dover morire. Sono parte della sua natura, come della natura di tutte le cose che ci circondano, degli altri animali: compaiono, si guastano, si trasformano, cambiano, provano gioia e dolore; solo l’uomo può domandarsi però che senso abbia tutto ciò. Quella frase del profeta Isaia sembra una presa in giro, a volte: ti appartengo e tu permetti questo? Mi hai chiamato per nome per farmi conoscere tutto questo male? La libertà che caratterizza l’uomo significa la possibilità di sbagliare, di scegliere il male invece che il bene, di dare sofferenza anziché gioia. Così tutta la natura, con o senza consapevolezza, è caratterizzata dall’evoluzione, dal cambiamento, da errori, da possibili distruzioni, che permettono nuove costruzioni. San Paolo scrive che «tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,22). Dio non dà facili risposte, non ragiona sulla sofferenza, non ha fatto finta che la morte non ci sia, non ha ignorato i nostri dubbi. Se eliminasse la sofferenza che viene dalla libertà umana, ci renderebbe dei computer, forse perfetti, ma senza amore. E se eliminasse la sofferenza che viene dalla natura, cosa essa avrebbe a che fare con l’uomo, come ne potrebbe essere il vertice, il signore?No, Dio ha scelto di assumerla, prenderla su di sé, condividerla, e tutto ciò che è male, ciò che è odio, ciò che ci restringe, ciò che ci consuma, ciò che ci toglie tutto, ha scelto di trasformarlo in bene, in amore, in dono, in speranza, in eternità. Con la sua crocifissione. È la sofferenza di Dio, che condivide la stessa sofferenza dell’uomo, non per aggiungervi la sua, non per raddoppiarla, ma per trasformarla. Ciò che ci allontana da Dio (il peccato, il dolore) diventa ciò che ci rende simili a Dio. Il sacrificio offerto per amore da Gesù è stato accettato dal Padre Celeste, attraverso la Resurrezione, la Pasqua. Dio Padre ha resuscitato il Figlio e lo ha portato in cielo con le sue stimmate, le sue ferite. Il paradiso cancella la sofferenza per sempre, ma non si può cancellare il fatto di aver sofferto. Se però la sofferenza, anche se ingiusta, è stata accettata per amore degli uomini, se invece di farci allontanare da Dio l’abbiamo vissuta insieme con Lui, allora la porteremo con noi in paradiso, come segno non di un’ingiustizia, ma del nostro amore. Solo l’amore dura per sempre, per questo Gesù mostra ancora le sue ferite, dopo la sua resurrezione. La Domenica, il giorno in cui si celebra la resurrezione di Gesù, ci dice che il nostro dolore Dio lo porta con sé, in Paradiso, che il dolore è consolato, la sofferenza è redenta, il nostro limite ci permette di accogliere gli altri, la malattia non cancella la speranza, la morte è l’inizio di una nuova vita. Non dopo, non alla fine dei tempi. Già ora. Attraverso la nostra unione a Gesù nella comunione eucaristica. Il dolore portato nella preghiera, la sofferenza unita a Gesù, i nostri limiti affidati alla Chiesa, la malattia accettata con pazienza perseverante, la morte vissuta con la consolazione dei sacramenti, già ora sono consolati, sono fonte di gioia. Il dolore non è tolto, ma trasformato. La vita assume spessore, le giornate non si assomigliano più l’una all’altra. È nella Messa che tutto il nostro essere viene portato a Dio e trasformato. È lì che io vengo a conoscere davvero Dio, il cui amore non viene mai meno, che vuole avermi per sempre con sé e per questo mi trasformerà, se io lo vorrò, a sua immagine e somiglianza, a tal punto che, pur rimanendo creatura, non conoscerò più morte, né dolore, né sofferenza, né altro limite se non l’amore mio per Dio e per tutti gli uomini. È lì, nella Messa, che io capisco che Dio mi ha chiamato per nome e io davvero gli appartengo.

La crisi globale: responsabilità di pochi, conseguenze per tutti

Prima parte
a cura di Giuseppe

L’attuale crisi mondiale che molti di noi stanno vivendo sulla propria pelle non è piovuta dal cielo, ma mostra, ancora una volta, “quello che è l’errore di fondo: l’avarizia e l’idolatria che oscurano il vero Dio, ed è sempre la falsificazione di Dio in Mammona che ritorna” (Benedetto XVI).
Cercare di capire, quindi, come è nata la crisi, da cosa è stata generata, quali sono stati questi comportamenti egoistici sembra, quanto mai, necessario per identificare le soluzioni ma, soprattutto, per evitare situazioni analoghe nel futuro. La crisi è nata come crisi del credito negli Stati Uniti e possiamo definirla come un fiasco finanziario poi diventato di portata mondiale. Per comprendere bene la dinamica della crisi, dobbiamo, quindi, tornare indietro a qualche anno fa in America: da una parte ci sono le famiglie e dall’altra le banche.
Il sogno di ogni famiglia (compresa quella americana) è di avere una casa di proprietà, ma non tutti possono permetterselo sia per le condizioni economiche personali che per i tassi d’interesse applicati sui mutui.
Dall’altra parte ci sono le banche che, con i tassi d’interesse applicati fino al 2001, compravano titoli del Tesoro americano senza correre alcun rischio e con un adeguato rendimento.
Dopo l’11 settembre, il Governatore della banca Centrale Americana (Federal Reserve Bank), per stimolare l’economia e renderla forte e più stabile, decise di abbassare i tassi di interesse all’1%.
In questo scenario, come si comportano i due “protagonisti”? Le banche considerano l’1% una percentuale molto bassa per investire il loro denaro e decidono quindi di trovare strumenti finanziari più remunerativi come ad esempio i mutui. D’altro lato, l’abbassamento del tasso significa che le banche americane potevano chiedere prestiti alla banca degli Stati Uniti (la Federal Reserve) con un interesse del solo 1%. La conseguenza fu un enorme quantità di credito erogato a basso costo per cui le banche prestavano denaro con molta facilità.
Ed è qui che entrano in gioco gli “spregiudicati della finanza” privi di etica e di morale pronti a tutto per mantenere il loro stipendio alto e soprattutto i loro bonus, ai livelli precedenti se non addirittura aumentarli.
Iniziano a “spingere” sulle famiglie: le banche offrono mutui facilitati e con tassi molto bassi a chi vuole acquistare casa anche a chi è considerato “subprime” cioè non “prime” (clientela che difficilmente è in grado di far fronte all’impegno preso). Il suggerimento è di sottoscrivere mutui a tasso variabile.
La famiglia è molto contenta dell’acquisto della casa anche perché il valore degli immobili sta aumentando moltissimo. La banca ci guadagna la commissione e la casa in caso di morosità.
Tutti contenti! Però, nel bilancio delle banche, esistono dei limiti alla loro possibilità di concedere credito: non possono andare oltre certi livelli di “leverage” (indebitamento).... (continua….)